
La segretaria generale Cisl Emilia Centrale, Rosamaria Papaleo: «Il lavoro richiede un’agenda più riformista»
Cosa resta del referendum? "Il senso di rispetto che bisogna sempre avere per chi crede nelle proprie idee, anche se non le condividiamo, e si impegna per promuoverle". Di fronte al non raggiungimento del quorum ai cinque referendum su cittadinanza e lavoro, Cisl non può però che constatare anche "il discreto sapore, amarognolo, di una narrazione poco onesta". "A sentire le dichiarazioni, tutti hanno vinto, nessuno ha perso – motiva la segretaria generale Cisl Emilia Centrale, Rosamaria Papaleo –. Mezzo secondo dopo la chiusura delle urne la parola ‘lavoro’ è finita nello sgabuzzino e sono iniziate le grandi conte utili solo per la definizione dei rapporti di forza primariamente nel campo largo, stretto o strettissimo che dir si voglia".
"Non bisognava essere analisti dell’Economist per sapere che il quorum non è mai stato a portata di mano – aggiunge –. È stata una campagna nella quale, come al solito, hanno prosperato le tifoserie dell’una e dell’altra parte: ma il lavoro? La portata dei quattro quesiti era sostanzialmente ideologica". Senza contare "che questa tornata referendaria ha mostrato, con chiarezza, che continuare a chiamare le persone al voto per difendere qualcosa e non per cambiare in meglio la loro vita, con un grande slancio in avanti, non funziona più".
Per il lavoro "serve un’agenda più riformista, in grado di riaccendere la speranza dei lavoratori attraverso la loro partecipazione". I nodi al pettine non mancano, "come il crollo demografico che esaspererà a breve la mancanza di forza lavoro e metterà a rischio i grandi diritti universali; il bisogno di governare la nuova rivoluzione industriale dell’Ai; la necessità di aumentare il peso degli stipendi passando per una maggiore produttività". "Sono sfide enormi – conclude – che non si possono gestire con dei quesiti referendari e che richiedono, casomai, classi dirigenti capaci di stare coi piedi ben piantati al tavolo con le Istituzioni, Confindustria e tutte le altre parti datoriali".