Restaurata l’antica torre matildica

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La torre matildica di Monte Castello di Castelnovo Monti, Castrum Novum cum capella et curte appartenente al monastero di Canossa fino al 1156, è stata sottoposta a un restauro conservativo e domenica sarà inaugurata. Il ritrovo sarà alle 11 in piazza Unità d’Italia, nel centro di Castelnovo, per poi salire alla torre. Sarà presentata una breve relazione archeologica sulle origini di Castrum Novum e il successivo sviluppo del sito. "Finalmente – dice l’assessore ad ambiente e commercio Chiara Borghi – restituiamo al paese un suo elemento identitario, una delle poche testimonianze rimaste del nostro passato di territorio matildico. Aver consolidato la torre, e averla resa anche meglio visibile dal centro di Castelnovo, ci dà una percezione diversa della nostra storia".

Una storia importante, ripercorsa anche dall’archeologo Nicola Mancassola con la relazione definitiva della Soprintendenza per i lavori di restauro della Torre. Castelnovo Monti è in una posizione di grande rilievo nei collegamenti tra versanti settentrionali e meridionali degli Appennini. Prer questa posizione strategica venne costruito un Castrum Vetus sulla Pietra di Bismantova. Nel X secolo i fines di Bismantova furono oggetto dell’attenzione dei Canossa, presenza che si rafforzò con Matilde. Probabilmente in quest’epoca, nel duro scontro tra Papato e Impero, o forse ancor prima con Bonifacio, venne costruito il nuovo castello, Castrum Novum per distinguerlo dal Castrum Vetus.

A metà del Duecento il castello venne conteso da diverse famiglie e agli inizi del Quattrocento l’intera area passò sotto il controllo degli Estensi. Nel 1561 il duca Alfonso II diede agli abitanti di Castelnovo la possibilità di recuperare dalla fortificazione i materiali da costruzione dalle strutture dismesse. Dell’antico impianto medievale oggi rimane solo la torre principale a pianta quadrata, di cui si conservano in elevato due piani. Altri resti del Castrum sono visibili in più punti del pianoro sommitale, sebbene la pineta, impiantata tra gli anni Trenta e Quaranta del Novecento, non ne faciliti la comprensione.

Settimo Baisi