Scuola Reggio Emilia: il sit-in. "Riapertura stabile e vaccini ai prof"

Studenti e insegnanti in piazza Prampolini: "La didattica a distanza aumenta le diseguaglianze"

Reggio Emilia, la manifestazione per la riapertura delle scuole (Foto Artioli)

Reggio Emilia, la manifestazione per la riapertura delle scuole (Foto Artioli)

Reggio Emilia, 17 gennaio 2021 - "Siamo qui perché le scuole rimangano aperte". Queste le parole che hanno aperto la manifestazione ‘Priorità alla scuola’, ieri pomeriggio in piazza Prampolini. Una cinquantina di persone – fra studenti, insegnanti e genitori – si è riunita davanti al municipio con lo scopo di rivendicare la precedenza della scuola nelle agende politiche. L’iniziativa si è trasformata in un comizio, era infatti presente un microfono collegato ad una cassa così da permettere liberi interventi sul tema. Il primo a rompere il silenzio è stato Davide Giardina, professore al liceo Ariosto-Spallanzani e rappresentante Pas, seguito poi da alcuni genitori e molti giovani che hanno voluto far sentire la propria voce.

"L’incidenza di positività tra gli studenti si è rivelata dello 0,25%. Inoltre l’Rt è stato dimostrato non essere correlato ad apertura e chiusura delle scuole, vista anche la situazione nelle Regioni che hanno lasciato subito i ragazzi a casa. Nelle scuole possono avvenire i contagi, ma il bilancio costi-benefici è a nostro favore – ha dichiarato Giardina – La Dad poi non è che una mera trasmissione di contenuti...quando c’è connessione! Si sta incrementando la disuguaglianza sociale".

Tante le richieste avanzate dai presenti, ben oltre la sola riapertura definitiva: priorità vaccinale ad insegnanti a rischio, potenziamento dei trasporti, ampliamento degli spazi e un sistema scolastico che miri a formare cittadini con senso critico e non solo interessata a voti e verifiche.

"Molti insegnanti preferiscono la Dad, ma hanno un dovere civico e morale nei confronti degli studenti. C’è bisogno di loro. Non lasciamo soli i nostri ragazzi. Che tornino a curare la cultura": questo l’appello ai professori da parte di Patrizia, ospedaliera e madre di un’universitaria, che ha riscosso particolari applausi. Sempre ai professori si è rivolto anche Leonardo Ferrini, studente di quinta al Moro: "È bello vedere finalmente gli studenti che alzano la testa e il crearsi di un’unione solidale tra studenti e insegnanti, perché siamo parte gli uni del mondo degli altri".

Da Studenti Organizzati si è poi elevata la parola di Sara Marzolino, maturanda del Matilde di Canossa, che reclama "il diritto ad una maturità equa, e non all’Invalsi, metodo inutile al fine di valutarci". Pietro invece, si è fatto portavoce delle istanze degli universitari: "Universitario che ancora non lo è davvero, avendo fatto la maturità nel 2020 – ha ironizzato il ragazzo, situazione però che coinvolge migliaia di nuove matricole come lui – Se i politici capiscono solo il linguaggio del denaro, allora mettiamola in questi termini. Considerate la scuola come un investimento nel futuro. Questi ragazzi un giorno vi ripagheranno gli interessi. La scuola dovrebbe essere scritta in grassetto sull’agenda dei piani alti".

Da lunedì ogni istituto metterà in campo tutto l’impegno possibile affinchè le aule siano posti sicuri ove tornare. Ma fuori? "Noi ci fidiamo, i ragazzi si sono responsabilizzati molto negli ultimi mesi. In fin dei conti sono esposti allo stesso rischio quando escono il sabato pomeriggio in centro – ci hanno risposto Lara Paterlini e Barbara Messori, madri anche loro e insegnanti – Hanno però bisogno di stare insieme".