Riapre Palazzo Magnani Arte inquieta protagonista

Speciale mostra fino a marzo prima della chiusura per i lavori di restauro. Viene raccontato il Novecento in 140 opere, da Paul Klee ad Antonio Ligabue

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di Stella Bonfrisco

Palazzo Magnani riapre al pubblico oggi con "L’arte inquieta. L’urgenza della creazione. Paesaggi interiori, mappe, volti. 140 opere da Paul Klee ad Anselm Kiefer" . Una mostra tematica che esplora il tema più che mai attuale dell’identità. L’esposizione rimane aperta fino al 12 marzo, data in cui Palazzo Magnani richiuderà nuovamente per i veri e propri lavori di restauro (a ora è stata solo messa mano agli impianti). L’esposizione attraversa il Novecento e l’età contemporanea, nello sguardo di maestri e poetiche che hanno percorso sentieri non battuti, in dialogo sulle frontiere dell’immaginario con le sorprendenti opere dei magnifici solitari dell’art brut e dell’Archivio del San Lazzaro. Decine di musei e molti collezionisti privati hanno consentito di realizzare la mostra , affidata alla curatela scientifica di Giorgio Bedoni, psichiatra e docente all’Accademia di Brera di Milano, Johann Feilacher, direttore del Museo Guggin di Vienna e Claudio Spadoni, storico dell’arte. Il percorso espositivo presenta una selezione di autori che hanno guardato alla propria realtà interiore e al mondo: sguardi sempre più necessari nello scenario attuale, dove ‘l’arte inquieta’ è figlia di vicende personali e collettive, dell’urgenza espressiva dell’artista e dell’esplorazione degli infiniti volti ed espressioni dell’identità umana. Accanto ad autori di poetiche fondative la modernità - come Alberto Giacometti, Jean Dubuffet, Yves Tanguy, Hans Hartung, Anselm Kiefer, Antonio Ligabue, Pietro Ghizzardi, Cesare Zavattini, Maria Lai, Alighiero Boetti, Emilio Isgrò, Carla Accardi - in mostra sono esposte opere talvolta provenienti da mondi esclusi, oggi considerate un prezioso e necessario archivio dell’immaginario: l’art brut, dunque, visionaria e dai linguaggi inediti. I grandi artisti del Novecento e dell’art brut, sono messi in dialogo con autori le cui opere inedite provengono dall’Archivio Ex Ospedale San Lazzaro del Museo di Storia della Psichiatria di Reggio Emilia, oggi una tra le maggiori collezioni nel campo in Europa. Gli autori e le opere si confrontano per affinità di generi e linguaggi in un percorso espositivo ideato per stanze tematiche. Vale la pena mettere in evidenza alcuni aspetti su cui la mostra pone l’accento e che riguardano proprio il nostro territorio. Il nostro Cesare Zavattini, in clima post-bellico - è il corrispettivo italiano di Jean Dubuffet. Anche lui guardava a quella generazione di artisti ‘innocenti’– chiamati allora naives – che stava nascendo sulle rive del grande fiume, nella bassa reggiana avvolta dalla nebbia: Antonio Ligabue con i suoi autoritratti e Pietro Ghizzardi con le sue donne. A loro è dedicata una sala. Come a Federico Saracini e Giuseppe Righi, ospiti del San Lazzaro, le cui opere (di proprietà dell’archivio del museo psichiatrico reggiano) per il loro estremo valore sono ambite da collezionisti di tutto il mondo.

Orari di apertura: mercoledì e giovedì dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18. Venerdì, sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 19. Aperture straordinarie: 24 novembre (San Prospero, Santo Patrono), 8 e 26 dicembre dalle 10 alle 19; primo gennaio dalle 15 alle 19. La mostra rimane chiusa il 24, 25 e 31 dicembre.

Biglietto intero 12 euro. Info: www.palazzomagnani.it