Si fingeva attore porno e la ricattava

Vittima una quarantenne costretta a inviare video hot su Facebook. Lui condannato

Il sostituto procuratore Maria Rita Pantani

Il sostituto procuratore Maria Rita Pantani

Reggio Emilia, 12 gennaio 2017 - SI FINGEVA un pornoattore su Facebook e, con l’inganno, era riuscito a farsi mandare foto osé dalla quarantenne reggiana. Non pago, però, pretendeva anche video più espliciti, in cui lei si masturbava. E aveva iniziato a ricattarla, minacciando di svergognarla tappezzando tutto il paese con i suoi scatti nuda se non lo avesse fatto; in quel modo anche suo marito sarebbe venuto a conoscenza della relazione pericolosa.

Si è conclusa con una condanna a due anni (pena sospesa) per violenza sessuale e risarcimento immediato di 5mila euro, la vicenda di una donna della Bassa reggiana rimasta vittima di un gioco fin troppo pericoloso iniziato su Facebook con quell’uomo che non aveva mai visto prima e che credeva essere un attore porno. Lui si faceva chiamare ‘Omar il duro’ e per questo, ha sempre dichiarato lei, gli ha mandato la prima foto nuda sul social network, rovinandosi la vita.

CON la vita stravolta e vittima dei pesanti e sempre più pressanti ricatti di lui («mandami altri video, altrimenti ti sputt... davanti a tutto il paese. So dove abiti, non credere... », avrebbe scritto lui) la donna alla fine si è decisa a denunciarlo; ma il marito era già venuto a conoscenza di questo rapporto scabroso e ha chiesto il divorzio.

La vittima, che anche ieri era presente in aula, sconvolta dalla vergogna «per essere stata troppo superficiale», si è costituita parte civile con l’avvocato Paolo Iuliano (del foro di Santa Maria Capua Vetere, della provincia di Caserta.

Alla sbarra (difeso dall’avvocato Giuseppe Migale Ranieri), Gianfranco Costantino, 51enne di Reggio Calabria che non si è mai presentato alle udienze. Stalking e violenza sessuale, i reati contestati all’uomo dal sostituto procuratore Maria Rita Pantani, «perché con minaccia la costringeva a compiere atti sessuali su sé stessa», si legge nelle carte.

E ieri, dopo la requisitoria davanti al collegio giudicante (presieduto dal giudice Dario De Luca, a latere Luca Ramponi e Alessandra Cardarelli) il pm ha chiesto una condanna di 6 anni e 6 mesi di reclusione. La parte civile si era associata alla richiesta della procura, quantificando anche un risarcimento per danni morali di 50mila euro. O, in alternativa, che l’uomo svolgesse lavori socialmente utili.

«Lei è una donna che ha denunciato una situazione non facile ed è un esempio per tutti di questi tempi. Questa sentenza potrà essere da monito per tutti i ragazzi e tutti coloro che usano in maniera imprudente i social network», ha detto l’avvocato di parte civile ai giudici. Nella sua arringa, il difensore ha chiesto invece l’assoluzione dell’imputato perché «la donna ha inviato quel materiale in maniera consenziente e non si può addebitare all’uomo la fine del suo matrimonio, evidentemente già deteriorato».

I giudici, dopo una breve camera di consiglio, ieri hanno deciso per una condanna a due anni (pena sospesa) e un risarcimento immediatamente esecutivo di 5mila euro alla parte offesa. Il reato di stalking è stato derubricato a violenza privata ed è stata riconosciuta l’ipotesi lieve della violenza sessuale (l’ha costretta a un atto erotico) perché consumata con mezzo informatico.