Rientrati a casa i 15 tifosi aggrediti "La polizia greca non ci ha protetti"

Gli ultras della Pallacanestro Reggiana picchiati: "È successo tutto dentro al palazzetto, nel nostro settore". Portati in albergo col pullman messo a disposizione dal club. L’ambasciata: "Non siamo stati informati"

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di Daniele Petrone

"Ma la polizia dov’era?". È la domanda che pongono i quindici tifosi della Pallacanestro Reggiana, vittime di un violento agguato da parte di una cinquantina di ultras dell’Aek, all’interno del palazzetto di Atene mercoledì sera, nella trasferta infernale di Champions League in Grecia. I sostenitori sono rientrati ieri in serata con un volo atterrato a Bergamo. Tra i feriti, quattro quelli più "ammaccati" di altri. Mancavano 20 minuti alla palla a due. I tifosi reggiani erano entrati da un’ora e si erano posizionati nel settore destinato agli ospiti. Quello che in teoria dovrebbe essere maggiormente protetto, soprattutto se i sostenitori di casa – quelli dell’Aek – non sono proverbialmente degli ’agnellini’. E invece non è stato così. All’improvviso, il blitz: una cinquantina di facinorosi greci aprono gli estintori e lanciano fumogeni. Una nebbia che permette così l’irruzione nel settore ospiti, aggrediti con sassi, cinghie, bastoni e bottiglie. Cinque minuti di follia. La squadra della Pallacanestro Reggiana, che in quel momento stava effettuando il riscaldamento sul parquet, si è fermata per attirare l’attenzione degli arbitri e degli ufficiali di gara, chiedendo addirittura di non disputare la partita (istanza poi respinta). Ed è solo allora che la polizia è intervenuta a isolare le due fazioni. "Ma come hanno fatto a non vedere cinquanta tifosi che sfondavano il settore ospiti? Siamo convinti che gli agenti siano stati compiacenti e li abbiano lasciati entrare...", racconta qualche anonimo tifoso reggiano. Nessuno degli Arsan – il gruppo organizzato dei sostenitori biancorossi – da noi contattati, ha voluto commentare ufficialmente. Guai a metterci la faccia, non fa parte della cosiddetta ‘mentalità ultras’... e guai ad andare al pronto soccorso, considerata un’onta. Tant’è che nessuno sarebbe ricorso alle cure mediche; neppure dopo che Filippo Barozzi, ds della Pallacanestro Reggiana, ha organizzato il rientro dei quindici tifosi in albergo, mettendo a disposizione il pullman del club scortato dalla polizia. Un ritorno amaro dato che i tifosi reggiani non hanno guardato neppure cinque minuti di partita, quando invece erano andati in Grecia con l’obiettivo di sostenere la propria squadra e sfruttando l’occasione per ammirare le bellezze di Atene.

Un episodio che è destinato a finire in rassegna. Non essendo andati al pronto soccorso e non avendo sporto denuncia, l’ambasciata italiana ad Atene ha spiegato ieri telefonicamente al Carlino di "non essere stata informato e di non procedere in alcuna direzione". L’Aek ha diffuso una nota stampa di condanna parlando di "una minoranza di tifosi protagonisti dell’aggressione". Chissà però se la polizia, la stessa che avrebbe dovuto proteggere gli Arsan, indagherà...