Beato Rolando Rivi, la figlia del partigiano che lo uccise chiede perdono

Domenica, nella messa per il 73esimo anniversario del martirio, parlerà dal pulpito a Castellarano insieme al vescovo Massimo Camisasca

Rolando Rivi è stato proclamato beato nel 2013

Rolando Rivi è stato proclamato beato nel 2013

Reggio Emilia, 12 aprile 2018 - Una richiesta di perdono che cambia la storia oltre settant’anni dopo. A riscriverla è la figlia di Giuseppe Corghi, uno dei due partigiani che uccise don Rolando Rivi nel ’45. Domenica pomeriggio si presenterà nell’antica pieve di San Valentino di Castellarano – luogo in cui nacque il seminarista – e chiederà perdono ai fedeli per ciò che ha commesso suo padre.

Lo farà dallo stesso altare sotto il quale è custodito in un’urna di cristallo il corpo di Rolando proclamato beato dalla Chiesa il 5 ottobre del 2013. Al suo fianco ci sarà il vescovo Massimo Camisasca che celebrerà la messa per il settantatreesimo anniversario del martirio che ricorre precisamente domani.

La Diocesi lo definisce un clamoroso «gesto di riconciliazione». La donna ha dato la disponibilità a parlare in un’occasione pubblica e in un momento così denso di significato dopo essersi avvicinata alla Fede e aver compiuto un percorso personale profondamente spirituale. Che le ha dato la forza per un passo storico che avrà risvolti forse ancora inimmaginabili. 

Corghi era a capo del battaglione Frittelli della divisione Modena Montagna appartenente alla Brigata Garibaldi. E il 10 aprile di 73 anni fa sequestrò il giovane seminarista reggiano assieme al compagno partigiano Delcisio Rioli. Gli tolsero l’abito e lo sottoposero a torture, umiliazioni e sevizie.

Dopo tre giorni lo condussero in un bosco a Piane di Monchio, nella zona di Palagano, nel modenese. Qui gli fecero scavare la sua fossa e poi lo uccisero barbaramente a colpi di pistola. Il giorno successivo, il padre del seminarista 14enne assieme al cappellano don Alberto Camellini, trovarono la salma dopo aver seguito le indicazioni degli stessi assassini.

Un’esecuzione per la quale i due partigiani pagarono. Corghi e Rioli furono processati e condannati in tutti e tre i gradi di giudizio. Fu inflitta loro la pena di 22 anni, anche se poi ne scontarono soltanto sei grazie all’amnistia-Togliatti. E oggi, dopo anni di silenzio e di battaglie politiche – con le accuse ideologiche rivolte dalla destra alla sinistra per non aver mai commemorato l’uccisione di Rolando Rivi ad opera dei partigiani al pari delle vittime dei fascisti (numerose le polemiche tempo fa per una mozione che proponeva di intitolargli una via, respinta dalla maggioranza Pd del consiglio comunale reggiano) – ci pensa la figlia di uno degli sparatori a cancellare le diatribe.

«L’amore trionfa sulla fede», come scrive la Diocesi.