Saman Abbas, chi ha fatto ritrovare il corpo sepolto

Sarebbe stato lo zio di Saman, Danish Hasnain, a portare gli investigatori nel casolare diroccato di Novellara

Novellara (Reggio Emilia), 20 novembre 2022 - All'indomani del ritrovamento del cadavere interrato nel casolare a 500 metri dalla casa di Saman Abbas, la domanda è: chi ha fatto la soffiata? Il generale Garofano, interpellato dal Carlino, una mezza risposta l'aveva già data ("E' uscita dalla cerchia di Shabbar", il padre arrestato in Pakistan), ma ora trapela qualcosa di più: sarebbe stato lo zio di Saman, Danish Hasnain, a portare gli investigatori nel punto dove è stato trovato un cadavere, a qualche centinaia di metri dalla casa dove viveva la famiglia della giovane scomparsa il 30 aprile 2021. 

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Nel riquadro, Saman Abbas
Nel riquadro, Saman Abbas

Il pachistano indagato, in carcere a Reggio Emilia, venerdì sarebbe stato accompagnato dalla polizia penitenziaria nel casolare diroccato a Novellara.  Dopo il sopralluogo, dallo stesso pomeriggio sono partiti i lavori di scavo che sono proseguiti fino a ieri, alla presenza dei carabinieri che svolgono le indagini.

La circostanza della presenza di Hasnain, riferita da alcuni media, ha trovato conferma da fonti qualificate

La notizia del ritrovamento del corpo ha sconvolto Novellara e tutta la provincia. Certo per il fidanzato Saqib è stata la fine della pur flebile speranza: ieri il suo avvocato si era limitato a dichiarare: "E' rimasto in un silenzio attonito". E oggi ha ribadito attraverso il suo legale: "La notizia del ritrovamento di un corpo vicino a casa di Saman mi riempie di dolore e tristezza. Fino all'ultimo momento ho vissuto con la speranza che fosse ancora viva. Aspettiamo le analisi della polizia scientifica. Se il corpo ritrovato fosse di Saman desidererei che avesse una degna sepoltura, é rimasta anche fin troppo tempo in un posto inospitale. Spero sia fatta giustizia e che i responsabili paghino per quello che hanno fatto. Chiedo un pò di privacy in un momento così difficile e delicato". 

La toccante storia della ragazza che voleva fuggire a un matrimonio combinato testimonia come ancor oggi, anche in Italia, queste feroci pratiche siano radicate.

Saman Abbas, il casolare di Novellara dove è stato trovato il corpo
Saman Abbas, il casolare di Novellara dove è stato trovato il corpo

L'esumazione del corpo

Ci vorrà qualche giorno prima che il corpo ritrovato sotto più di due metri di terra in un rudere a Novellara di Reggio Emilia venga dissotterrato: come spiegato ieri dal procuratore Gaetano Calogero Paci (VIDEO), sarà necessario fare richiesta di incidente probatorio urgente alla Corte di assise per procedere con una perizia nel contraddittorio delle parti, dal momento che è già fissato il processo.  Saranno dunque probabilmente i giudici a nominare un perito per dare il via alle operazioni che prevederanno anche l'estrazione del Dna per avere la conferma si tratti di Saman Abbas. Ieri il sopralluogo dei Ris ha avuto anche il compito di mettere in sicurezza gli spazi. 

Il rudere dell'orrore

Da quello che si è potuto ricostruire, il casolare diroccato si trova nella proprietà dell'azienda agricola dove lavorava la famiglia pachistana. All'interno ci sono alcuni ambienti a cielo aperto, altri con il tetto almeno a parziale copertura. Ci sono stanze con un pavimento e poi dei locali dove invece c'è solo terra e vegetazione incolta, rampicanti sulle pareti, oppure detriti, legna e materiale di costruzione di vario tipo a impedire quasi il passaggio.  In uno di questi spazi è stato scavato il buco che ha portato al ritrovamento nella nuda terra del cadavere e oggi i Ris con i vigili del fuoco hanno messo in sicurezza il tutto, per le analisi che proseguiranno nei prossimi giorni.  Trovandosi così vicino alla casa degli Abbas, il casolare è stato oggetto di ricerche, proseguite per oltre due mesi dopo la notizia della scomparsa della ragazza, andando a scandagliare i dintorni, tra serre, campi e pozzi con strumenti elettronici e utilizzo di cani molecolari. Ma ogni tentativo era stato vano e dopo 67 giorni le operazioni sul campo erano state sospese, lasciando lo spazio a attività più mirate.