Saman Abbas, estradato il cugino: consegnato all'Italia

Il suo ritorno a Reggio potrebbe contribuire a ritrovare il corpo della ragazza

Ikram Ijaz, il cugino di Saman consegnato dalle autorità francesi

Ikram Ijaz, il cugino di Saman consegnato dalle autorità francesi

Reggio Emilia, 9 giugno 2021 -  E' avvenuta oggi la consegna da parte della Polizia Francese ai Carabinieri di Reggio Emilia, al posto di frontiera di Ventimiglia, di Ikram Ijaz, uno dei due cugini di Saman Abbas, la 18enne pachistana scomparsa da oltre un mese e che si presume essere stata ammazzata per il rifiuto a un matrimonio combinato. Gli inquirenti pensano che il cadavere sia stato occultato.

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L'uomo è stato arrestato il 29 maggio scorso a Nimes dalle Autorità di polizia d'oltralpe su mandato di arresto europeo emanato dal Tribunale di Reggio Emilia su richiesta della locale Procura. L'operazione è stata agevolata grazie alla costante collaborazione del Servizio di cooperazione internazionale della polizia criminale del Ministero dell'Interno. L'arrestato sarà condotto al carcere di Reggio Emilia.

Ijaz era stato bloccato il 21 maggio su un Flexibus partito da Parigi e diretto a Barcellona, mentre cercava, con documenti non in regola, di raggiungere la Spagna. Il 28enne era stato fermato a Nîmes e, mentre attendeva il rimpatrio nel centro di detenzione amministrativa della località francese, le autorità d’Oltralpe, il 29 maggio, avevano scoperto che su di lui pendeva un mandato di cattura europeo emesso dall’Italia: Ijaz risulta indagato in concorso per omicidio e occultamento di cadavere. 

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"I genitori sono in Pakistan e sono ricercati. Rogatoria internazionale? Stiamo attendendo i processi autorizzativi per la richiesta che prima deve seguire un percorso di validazione", ha detto il colonnello del comando provinciale dei carabinieri di  Reggio Emilia, Cristiano Desideri. "Continuano a essere ricercati anche lo zio e l'altro cugino attivando i servizi di cooperazione di polizia europea", ha continuato il colonnello. I due latitanti - lo zio Danish Hasnain (ritenuto l'esecutore materiale del delitto) e l'altro cugino Nomanulhaq Nomanhulaq - entrambi protagonisti del video dove disporrebbero la buca per occultare il cadavere il giorno prima del presunto omicidio premeditato - si pensa siano nascosti in Europa. Danish era stato fermato a un controllo ad Imperia il 10 maggio. 

Ikram Ijaz, il cugino di Saman consegnato ai carabinieri dalla polizia francesce
Ikram Ijaz, il cugino di Saman consegnato ai carabinieri dalla polizia francesce

Intanto gli inquirenti reggiani - l’indagine è seguita dal pm Laura Galli con l’impegno diretto della procuratrice reggente Isabella Chiesi - stanno facendo ogni mossa necessaria già ora, in fase di indagini preliminari, per cristallizzare davanti al giudice le prove da portare al processo.

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La Procura ha già avanzato la richiesta di sottoporre a un incidente probatorio il fratello di Saman, che ha 16 anni, per il quale è già stata presentata nei giorni scorsi la domanda: la sua voce, già raccolta dagli investigatori, è ritenuta fondamentale in quanto lui, fra le altre cose, ha sostenuto che lo zio Danish Hasnain - ritenuto esecutore materiale dell’omicidio - gli abbia detto di non volergli rivelare il luogo dell’occultamento del cadavere, facendo così una sorta di confessione indiretta dell’accaduto.

La Procura ha intanto avanzato la domanda di incidente probatorio anche per altri due indagati: si tratta dello stesso Ijaz e il suo cugino Nomanulhaq Nomanulhaq, 33enne.

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In un video del 29 aprile lo zio della 18enne, Danish Hasnain, e i due cugini Ijaz e Nomanulhaq, sono stati ripresi con due pale, un secchio contenente un sacchetto azzurro, un piede di porco e un altro attrezzo, mentre si dirigevano verso il capannone sul retro della casa dove vivevano gli Abbas: secondo l’ipotesi investigativa avrebbero preparato la buca dove occultare il cadavere. "Ora andate a casa, ora ci penso io", avrebbe poi detto ai genitori della diciottenne, Shabbar e Nazia Shaheen, lo zio Hasnain, fratello del padre, nella notte del 30 aprile, quando sarevve avvenuto il delitto: parole che il 16enne ha detto di aver sentito pronunciare dallo zio. Che resta ancora un fantasma, insieme agli altri quattro ricercati: "Finora non ho avuto contatti con lu i né con eventuali intermediari", ha ribadito anche ieri il legale dello zio, l’avvocato d’ufficio Lalla Gherpelli.

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