Saman Abbas, controlli sul cellulare del cugino

La donna francese diceva al fratellino: "Dì alla polizia che mamma stava male e il papà l’ha portata in Pakistan. Non dire nient’altro". L'ambasciatore: "La famiglia si faccia avanti"

Saman Abbas, 18 anni, scomparsa dal 30 aprile

Saman Abbas, 18 anni, scomparsa dal 30 aprile

Reggio Emilia, 23 giugno 2021 - Parole che sembrano un’eco, perché pressoché identiche a quelle pronunciate da un’altra parente. Ma da cui trapela un elemento in più, inquietante: l’ordine, impartito a tre persone, di dare la medesima giustificazione. Sono frasi da cui sembra arrivare l’ennesima conferma investigativa di un piano ordito ai danni di Saman Abbas da parte di una cerchia familiare allargata.

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Ecco cosa suggeriva al fratello 16enne della ragazza scomparsa, dopo la sua sparizione avvenuta il primo maggio, una parente in Francia: "Se qualcuno chiede dove sono i genitori, devi dire che la mamma è troppo malata e con tuo padre è partita per il Pakistan. Non è successo nulla, non devi dire nulla. Tu, Kami e lo zio dovete dire a tutti la stessa cosa". Kami potrebbe essere il soprannome di uno dei due cugini indagati - Ikram Ijaz, bloccato in Francia e poi estradato in Italia e il latitante Nomanulhaq Nomanulhaq -, mentre lo zio è con tutta probabilità Danish Hasnain, indicato dal 16enne come esecutore materiale del delitto, pure lui ancora ricercato.

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Questa donna in Francia e un’altra con utenza cellulare inglese (di cui si parla anche dall’ordinanza di misure restrittiva emessa dal gip) sembrano avere comportamenti-fotocopia, impartendo entrambe direttive dall’estero al ragazzino. Per loro due è stato emesso dalla Procura reggiana un ordine europeo di indagine: si tratta di una decisione giudiziaria disposta o convalidata da uno Stato membro, per fare atti di inchiesta in un altro Paese europeo, allo scopo di acquisire prove. Impressiona la somiglianza con le parole pronunciate dalla donna con cellulare inglese: stessa scusa indicata, stessi nomi ricorrenti. "Stammi bene, Mau, Kami e anche lo zio. Spiega a loro questa cosa, ho mandato il messaggio anche allo zio e non ha risposto. Spiega questa cosa, che la polizia ha portato via, non devi dire niente di più. Mamma stava male e il papà l’ha portata in Pakistan. Devi dire questa cosa ok? Non devi dire nient’altro. Qualsiasi persona ti chiede qualcosa figlio mio non devi dire niente. Anche nella tua testa dev’essere così, che è andata via com’era andata via prima".

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Intanto nuovi dettagli potrebbero venire dal cugino Jjaz: al momento in custodia cautelare alla Pulce, durante l’interrogatorio di garanzia si è avvalso della facoltà di non rispondere, proclamandosi del tutto estraneo. Ha anche detto, però, di voler fare dichiarazioni al pm, cosa che avverrà dopo i 14 giorni trascorsi dall’ingresso in carcere - per scongiurare il Covid - e un tampone negativo. Ma la Procura intende nel frattempo scandagliare il contenuto del cellulare di Ikram, e a tale scopo nominerà oggi un consulente tecnico per fare una verifica approfondita sul dispositivo.

L'ambasciatore del Pakistan: "La famiglia di Saman si faccia avanti"

"Ho denunciato quello che sembrava essere un orrendo atto criminale, chiedendo ai membri della famiglia di Saman di farsi avanti ed unirsi alle indagini nell'interesse della verità e della giustizia". Così in una dichiarazione all'Ansa, Jahuar Saleem, ambasciatore del Pakistan in Italia. "Vorrei essere completamente esplicito nell'affermare che il Governo ed il popolo del Pakistan - prosegue l'ambasciatore - non tollerano alcun atto di violenza o oppressione contro le donne nel mondo, per non parlare di quelli perpetrati su uno dei nostri figli o figlie".