"Saman Abbas donna oggetto a disposizione della tribù"

L’intervento della senatrice Emma Bonino che sta seguendo questa vicenda "È un femminicidio che sottende al principio: tu non sei tua, ma ci appartieni"

La senatrice, nonché ex Ministro della Repubblica, Emma Bonino

La senatrice, nonché ex Ministro della Repubblica, Emma Bonino

Reggio Emilia, 12 giugno 2021 - "La storia di Saman racconta di quello che noi chiamiamo femminicidio. Una malapratica, così le mutilazioni genitali femminili ed altro, che hanno sottintesa una sola cosa: tu non sei tua, tu appartieni alla tribù, alla famiglia, al futuro marito, al padre…Tu sei un oggetto a nostra disposizione".

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Così la senatrice Emma Bonino, nonché ex Ministro degli Esteri durante il governo di Enrico Letta, oltre che Commissario Europeo per gli Aiuti Umanitari. Soprattutto, lei, la Bonino, è da 45 anni in prima linea per la battaglia sui diritti delle donne, ha detto in un’intervista a ‘Il Riformista’ sul caso di Saman Abbas.

La senatrice, nonché ex Ministro della Repubblica, Emma Bonino
La senatrice, nonché ex Ministro della Repubblica, Emma Bonino

"Ma vale per i pachistani come per tutti gli altri, italiani compresi", puntualizza la leader storica dei Radicali, già commissaria europea e ministra degli Esteri. La Bonino chiede un impegno più attento alle giovani generazioni. "E alle ragazze di oggi – continua nell’intervista – mi sento di dire che occorre impegnarsi per tentare di eliminare i fattori che le discriminano. Non basta un like o un tweet per spingere verso una reale parità e che i diritti sono come andare in bicicletta, per cui se smetti di pedalare cadi. I diritti vanno nutriti, difesi e promossi ogni giorno. Quello che mi auguro è che i ragazzi di oggi trovino la passione civica per lottare per i propri diritti e siano consapevoli dei relativi doveri in riferimento alle scelte che si fanno, l’impegno da solo non basta. Se ci si impegna a fare una cosa, è assolutamente indispensabile che l’impegno sia accompagnato dalla conoscenza, dalla cultura. Perché se cambiare si può, tentare si deve".

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Il simbolo dei radicali liberali poi approfondisce il tema dei matrimoni combinati. "Io mi sono occupata soprattutto di matrimoni giovanili forzati, le bambine che vengono vendute a 8 anni, o a 12, che vengono praticamente stuprate dai loro adulti mariti. Si calcola più o meno 50 milioni nel mondo e 70mila morte ogni anno per emorragie interne o per altri stupri di vario tipo. In un Paese, non mi ricordo più quale, vige un detto che sentenzia: il ruolo per una donna è o sposa o nella tomba. Matrimoni combinati sono stati e sono ancora in molti Paesi una tradizione. E lo sono stati, anche se in una tradizione un po’ più light, anche per noi, qualche generazione fa. Non voglio tornare sul delitto d’onore però siamo sempre lì. C’è l’onore e quella strana cosa che pare riposi solo sulle spalle delle donne…".

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E infine su Saman, tocca la questione religiosa. "Su queste violenze inaccettabili non c’è scusante che tenga. "Sono le loro tradizioni" ma perché non erano anche le nostre? Detto questo, non è perché una cosa è una tradizione questo la rende di per sé buona. Anche le mutilazioni genitali femminili sono sempre state una "tradizione", finché siamo riusciti per lo meno a far dichiarare che quelle mutilazioni rappresentano un crimine alla persona. Saman aveva già rifiutato due anni fa una "proposta" di matrimonio. Non è che puoi mettere un carabiniere accanto a tutte. Ma di cose che si possono fare ce ne sono…".