Saman Abbas, il padre intercettato: "Ho ucciso mia figlia". Il bacio che lo fece infuriare

La confessione registrata agli atti del processo. Un momento di intimità con il fidanzato postato sui social fu l'ultima scintilla

Reggio Emilia, 23 settembre 2022 - Un bacio e una foto: questa è stata l'ultima goccia che ha decreto la condanna a morte di Saman Abbas, 18 anni, che secondo la procura è stata uccisa dal padre, dallo zio e da due cugini. E ora arriva anche una intercettazione di una telefonata tra il padre, Shabbar Abbas (già fuggito in Pakistan con la madre), e un parente ancora in Italia: "Ho ucciso mia figlia, l'ho fatto per proteggere il mio onore". La registrazione è agli atti del processo che inizierà il 10 febbraio a carico dei familiari della diciottenne sparita dalla notte del 30 aprile 2021: sono imputati lo zio Danish Hasnain e i due cugini Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq, oltre - appunto - ai genitori, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, entrambi ancora latitanti in Pakistan.

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Il bacio tra Saman Abbas e il fidanzato pakistano ma non gradito ai genitori
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La Procura e gli inquirenti sono sicuri sia stata assassinata, perché rifiutava di sposare un cugino in patria e voleva andarsene di casa. Saman era fidanzata con un connazionale, ma quello che la famiglia aveva deciso avrebbe dovuto sposare. E fu proprio lo scatto di intimità, da lei postato sui social tra la fine del 2020 e l'inizio del 2021, la scintilla che alimentò la rabbia dei familiari: lo scatto risale al periodo in cui la ragazza viveva in una comunità protetta.

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L'intercettazione

"Per me la dignità degli altri non è più importante della mia (...) - diceva il padre Shabbar al parente nella telefonata intercettata - Io ho lasciato mio figlio in Italia (il fratello minorenne di Saman ora affidato a una comunità protetta, ndr). Ho ucciso mia figlia e sono venuto, non me ne frega nulla di nessuno". Lo stesso familiare, sentito dai carabinieri il 25 giugno di quell'anno, ha riferito che il padre di Saman lo aveva chiamato per intimargli di non parlare di lui. "Io sono già rovinato - le parole di Abbas nel racconto del parente - avete parlato di me in giro, non lascerò in pace la vostra famiglia". E ancora: "Io sono già morto, l'ho uccisa io, l'ho uccisa per la mia dignità e per il mio onore. Noi l'abbiamo uccisa", sottolinea senza fare nomi specifici, ma intendendo con 'noi', ha spiegato sempre il parente ai carabinieri, viene inteso il contesto familiare.

Il legale dei genitori: "Da quegli stralci non si ricava confessione"

"Da quegli stralci non si può ricavare nulla, addirittura leggo che c'è qualcuno che parla di confessione, ma lì non abbiamo nemmeno contezza effettivamente di chi sia l'interlocutore e gli stralci che sono stati estrapolati possono essere letti anche in chiave figurativa. Oltretutto stiamo parlando di intercettazioni di soggetti che parlavano in pakistano, magari in un dialetto: quindi parlare di confessione è completamente ridicolo". Lo dice Simone Servillo, legale d'ufficio del padre di Saman Abbas, a proposito della notizia sulle intercettazioni nel quale l'uomo dice di aver ucciso la figlia.

"Chi ha fatto uscire quella informativa - prosegue Servillo - si è assunto una responsabilità forte: noi avremo un giudice a composizione mista e chiaramente il fatto che si cominci sin da ora a parlare in certi termini non può che avere un effetto negativo sulla serenità e l'imparzialità del giudice. I giornalisti fanno il loro mestiere e se hanno una notizia è giusto che la pubblichino, ma qualcun altro forse ha fatto male il suo mestiere: quell'informativa ha la sua sede naturale altrove, sicuramente non sulle pagine di un giornale".

La fotografia

Un cugino, sentito dai carabinieri di Reggio Emilia, ha riferito di aver ricevuto l'immagine e che il padre Shabbar, la madre Nazia e il fratello della diciottenne "si lamentavano in continuazione di tale situazione". La "situazione" era la decisione della diciottenne di non assecondare il matrimonio combinato in Pakistan che la famiglia voleva imporle, ma proseguire la sua storia d'amore con un ragazzo coetaneo.

La scomparsa

Saman è la 18enne sparita ormai da un anno e mezzo dalla sua casa di Novellara, in provincia di Reggio, dopo la mezzanotte del 30 aprile 2021. L’ipotesi della Procura è la sera in cui era tornata a casa a prendere i documenti per lasciare Novellara, i genitori avrebbero consegnato Saman allo zio che, dopo averla uccisa, ne avrebbe occultato il corpo - mai ritrovato nonostente le settimane di ricerche - con la complicità dei due cugini.

Il precedente

Lei stessa raccontò ai servizi sociali che i genitori avevano comprato per lei un biglietto aereo per il Pakistan: nel dicembre 2020 dopo avrebbe dovuto sposare un ragazzo di undici anni più vecchio, e da lei non voluto. Intanto si era fidanzata con un connazionale in Italia, che oggi ha 25 anni: i genitori di lei non gradiscono la relazione e il padre arriva a minacciare di morte nel Paese natale la famiglia di lui.

Nel frattempo Saman diventa maggiorenne e, l’11 aprile, lascia la comunità. Col nuovo fidanzato trascorre alcuni giorni a Roma: restano solo le promesse di matrimonio e un abito rosa a balze per il grande giorno. Alla mezzanotte del 30 aprile, come nel più brutto degli incantesimi, Saman sparisce. La madre Nazia Shaheen e il padre Shabbar Abbas, la mattina del giorno dopo volano in Pakistan. Vanno all’estero anche lo zio Danish Hasnain e i due cugini, Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq: sono stati tutti e tre trovati, arrestati ed estradati in Italia. Il fratello minore di Saman ha sentito gli ultimi concitati dialoghi in famiglia e ha indicato lo zio come possibile autore materiale del delitto: "Secondo me l’ha strangolata".

Le reazioni politiche

"Contro estremismo e fanatismo islamico avremo tolleranza zero. Una preghiera per la povera Saman", scrive su twitter Matteo Salvini, leader della Lega. "Se il processo dovesse confermare la colpevolezza, auspichiamo una pena esemplare", incalza la presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. "Ribadiamo con forza l'appello al ministero degli Esteri affinché solleciti con tutti i mezzi a disposizione in sede diplomatica la richiesta di ricondurre urgentemente in Italia i genitori di questa povera ragazza di Novellara", tuona la deputata reggiana della Lega Benedetta Fiorini.