Reggio Emilia, 9 giugno 2023 - Quando il titolare dell'azienda agricola di Novellara chiamò Shabbar Abbas, il 14 maggio 2021, per sollecitarlo a tornare dal Pakistan e a riprendere il lavoro in campagna, lui - il padre di Saman - rassicurò che sarebbe tornato entro pochi giorni. Ivan Bartoli lo incalzò: “I carabinieri vogliono sapere dov'è Saman. Tu lo sai dov'è? Basta che le mandi un messaggio”. Abbas disse che lei chamava tutti i giorni. Il titolare lo incalzò a dargli il numero della ragazza, così da inviarlo ai carabinieri. Il padre ribattè che si sentivano su Instagram.
È il contenuto di una telefonata ascoltata in tribunale oggi pomeriggio nel processo in corso davanti alla Corte d'Assise per l'omicidio della 18enne Saman Abbas, avvenuto il primo maggio 2021, per il quale sono imputati, oltre al padre, la madre Nazia Shaheen, lo zio Danish Hasnain e i cugini Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq. Nella telefonata registrata dallo stesso Bartoli, il titolare gli chiese anche di sollecitare a tornare a casa anche gli altri tre che si erano allontanati da casa. Shabbar disse di averlo detto ripetutamente e parlò della loro paura riferendola all'intervento dei carabinieri. Oggi in aula Bartoli, sentito come testimone, ha anche definito Shabbar Abbas come un lavoratore 'molto affidabile', 'un leader', che era 'il punto di riferimento per gli altri ragazzi che entravano in azienda':
"Sembrava integrato, aveva portato qua la sua famiglia”. Un atteggiamento che cambiò negli ultimi due anni, “dopo che Saman si allontanò da casa per andare in Belgio”, quando è divenuto meno affidabile. Ha poi riferito che Shabbar lavorò sempre, “tranne l'ultima settimana dell'aprile 2021”: “Disse che aveva mal di schiena perché era scivolato. Io però indagai, mi riferirono che era una bufala. Venivano i tre ragazzi, ma lui no”.
Sulla sera del 29 aprile 2021, quando zio e cugini sono stati videoregistrati con pale e altri arnesi, secondo la Procura per andare a scavare la fossa dove poi fu sepolta Saman, Bartoli ha detto: "Non ricordo bene, ma quel giorno potrei aver dato a Shabbar, a lui e non agli altri, l'ordine di andare a controllare i tombini dopo un acquazzone. Ma per fare quel lavoro non abbiamo mai usato il piede di porco o il telo azzurro (ripresi in mano agli imputati, ndr). E a quell'ora, cioè dopo le 18.30, non ho mai mandato nessuno a fare interventi in campagna. E poi loro non segnarono ore di lavoro che dovevano essere retribuite”.
Nell'udienza di stamattina, sono stati ascoltati anche diversi inquirenti, tra cui anche un agente della polizia penitenziaria in merito alla confessione di Danish Hasnain in carcere. Era prevista anche l'escussione di un cugino mai indagato, ma è stato rinviato tutto alla prossima udienza.