Saman Abbas, al via l'udienza. L'avvocato dei genitori: "Non sanno di essere a processo"

Lo zio della ragazza e i due cugini, arrestati all'estero, devono rispondere di sequestro di persona, omicidio e soppressione di cadavere. La sindaca di Novellara: "Oggi siamo noi la famiglia di Saman"

Saman Abbas

Saman Abbas

Reggio Emilia, 17 maggio 2022 - Al via in tribunale a Reggio Emilia l'udienza preliminare per i tre pachistani imputati per il caso di Saman Abbas, 18enne sparita da Novellara il 30 aprile 2021 e mai più ritrovata. Di sequestro di persona, omicidio e soppressione di cadavere rispondono, a seguito delle indagini di Procura e carabinieri, lo zio della ragazza, Danish Hasnain e i due cugini, Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, tutti e tre arrestati all'estero dove erano fuggiti.

Sono invece ancora latitanti in Pakistan i due genitori della giovane. Secondo l'accusa i parenti hanno punito Saman che voleva ribellarsi alle tradizioni della famiglia e andarsene di casa. I tre imputati, detenuti, sono presenti in aula davanti al gup Dario De Luca e al pm Laura Galli, assistiti dagli avvocati Domenico Noris Bucchi per Hasnain, Luigi Scarcella per Nomanhulaq, Mariagrazia Petrelli Ijaz. Presente anche l'avvocato Simone Servillo per i genitori e l'avvocato Valeria Miari, per il fratello minorenne di Saman, che intende costituirsi parte civile, così come l'associazione Penelope, rappresentata dall'avvocato Barbara Iannuccelli. In tribunale anche la sindaca di Novellara, Elena Carletti.

L'avvocato dei genitori: non sanno di essere a processo

L'avvocato Simone Servillo che difende Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, i genitori di Saman, tuona: "Coloro che non sono presenti in un processo non sono fantasmi e più delle volte sono vittime di un sistema che dà per scontato cose che non dovrebbero esserlo come l'effettiva consapevolezza di un processo a proprio carico". Il giudice ha però rigettato la sua richiesta che "venisse dichiarata la nullità del decreto di latitanza - spiega - fondata sull'evidente mancata conoscenza concreta del procedimento. Non entro nel merito della decisione del gup che rispetto, però rimane il fatto che i processi contro chi non sa, non andrebbero portati avanti. Resta un neo importante di questa esperienza processuale che secondo me costituirà una costante".  Infine l'avvocato lancia un appello: "Non son mai riuscito a entrare in contatto coi miei assistiti, spero leggano o sentano queste mie parole. In tal caso li tranquillizzo perché la loro posizione è difendibile. Quello di oggi è un esito aspettato, che ci darà però occasione di difenderci in maniera sostanziale e spero definitiva nell'ambito di un contesto fondato sul contraddittorio consentendoci una vera difesa".

La sindaca: abbiamo fatto il possibile

"Noi abbiamo fatto tutto il nostro meglio e agito nei limiti delle funzioni di un servizio sociale", commenta la sindaca di Novellara Elena Carletti, al termine dell'udienza. L'amministrazione comunale è una delle parti civili costituite nel procedimento a carico di cinque parenti della ragazza. "Oggi vogliamo essere noi la famiglia di Saman, che quella vera non ha tutelato", dice l'avvocato Barbara Iannuccelli, in rappresentanza dell'associazione Penelope, anch'essa parte civile. Al pari infine delle comunità islamiche italiane, riunite nell'Ucoii e seguite dal legale Riziero Angeletti. "Ci costituiamo per ribadire la netta condanna su quanto accaduto e porre fine al collegamento tra il comportamento degli imputati e la religione, che qui non c'entra affatto". Per statuto l'Ucoii è infatti impegnata nel contrasto a forme di integralismo "e a fenomeni come infibulazione e matrimoni combinati", dice Angeletti.