Saman Abbas, la comunità: "Non abbiamo trascurato il caso"

Il responsabile della comunità bolognese in cui era la 18 enne: "Avevamo chiesto i documenti per trasferirla in un luogo sicuro"

Saman Abbas

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Reggio Emilia, 13 luglio 2021 - "Non abbiamo trascurato la situazione di Saman Abbas. Anzi, in accordo coi servizi sociali di Novellara, stavamo progettando di trasferirla in una struttura a maggior protezione. E ci eravamo attivati per i documenti: li avevamo chiesti anche alla questura di Bologna, ma senza avere risposta".

Saman Abbas
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Il responsabile della comunità minorile felsinea dov’è stata ospitata la 18enne scomparsa - che chiede riservatezza per tutelare la struttura - respinge l’accusa lanciata dal 21enne fidanzato di Saman nell’intervista al Carlino : "Nella comunità dov’era ospitata, dovevano farle fare i documenti per sposarci - ha dichiarato lui -. Lei è tornata a casa dai suoi solo per farli. Se glieli avessero dati in comunità, dopotutto aveva compiuto 18 anni, si sarebbe evitata questa follia".

Migration
Cosa risponde alla pesante accusa del ragazzo? "Saman era entrata nel novembre 2020. Rispetto alle altre ragazze da noi, era in una situazione di grande segretezza". In che cosa consisteva? "Le altre giovani possono uscire, andare a scuola, frequentare gli amici e, a seconda dei casi, anche rientrare in famiglia. Lei invece, almeno col nostro consenso, non poteva uscire. Poi, è chiaro, noi non teniamo le porte chiuse. Da novembre 2020 ad aprile 2021 lei si è allontanata quattro volte. Non solo: per qualsiasi pratica esterna non abbiamo mai comunicato il suo nome. Da noi queste prassi più restrittive non sono la norma: le abbiamo adottate solo per lei". Cos’avete fatto per instradarla verso un futuro diverso? "Tra novembre e gennaio avevamo anche pensato di iscriverla a un centro di formazione, sempre sotto falso nome. Poi lei si è allontanata".

Perché poi non si è perfezionato l’iter per la scuola? "Confrontandoci con servizi sociali e carabinieri, abbiamo constatato che necessitava di maggiore protezione. Stavamo progettando di inserirla in una struttura per donne adulte che hanno subìto o possono subire violenza".

Risulta che la madre di Saman le avesse inviato messaggi mentre era in comunità per indurla a tornare a casa. Saman poteva usare un cellulare? "Normalmente le nostre ragazze lo hanno. Nel suo caso poteva usarlo, senza sim, per comunicare col fidanzato. Non abbiamo mai saputo di altri contatti da lei avuti con la famiglia". Il fidanzato di Saman sostiene che la comunità abbia sbagliato sui documenti. "Dapprima servizi sociali e carabinieri li hanno chiesti alla famiglia quando lei è diventata maggiorenne: ma i genitori prima hanno detto che non li trovavano, poi hanno rifiutato. D’accordo con i carabinieri abbiamo sporto denuncia di smarrimento, e non di furto: non volevamo coinvolgere i genitori, che non dovevano sapere dove lei si trovasse. Abbiamo poi chiesto all’ufficio immigrazione della Questura di Bologna il duplicato. Peraltro andava rinnovato anche il permesso di soggiorno, che era per minorenni. Non abbiamo avuto risposta". Crede che sia stata una trascuratezza della Questura? "Noi avevamo chiesto informazioni anche per un’altra ragazza e abbiamo avuto risposta. Per Saman, non è andata così. Forse erano carichi di lavoro o forse, essendo lei ospite della comunità, la ritenevano protetta".