Saman Abbas lo zio su Whatsapp il 5 maggio Ultima volta, poi l’arrivo dei carabinieri

L’accesso di Danis h Hasnain risale a quella data. Da quel momento in poi l’uomo sospettato di essere l’esecutore materiale, è latitante

Lo zio di Saman (a sinistra) e le ricerche dei carabinieri

Lo zio di Saman (a sinistra) e le ricerche dei carabinieri

Novellara, 4 giugno 2021 - 5 maggio. Non è un’ode. Ma una data che puzza terribilmente di sospetto. È l’ultimo accesso di Whatsapp marcato sul telefonino di Danish Hasnain, 33 anni, lo zio di Saman. Precisamente alle 14,11. Quello stesso giorno i carabinieri si sono presentati alla porta dell’abitazione della famiglia Abbas (VIDEO), per recapitare una notifica alla 18enne. Lei non c’era. I genitori nemmeno. E lo zio, neppure, probabilmente pure lui in fuga proprio da quando i militari cominciano a indagare, facendo perdere ogni traccia come sul cellulare.

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A casa c’era solo il 16enne fratello della giovane. Il quale agli inquirenti avrebbe confessato che la sorella è stata ammazzata, proprio da Danish. Sarebbe lui l’esecutore materiale del delitto "d’onore" compiuto per il rifiuto della ragazza al matrimonio combinato in Pakistan denunciato da lei stessa nell’ottobre scorso. Dettagli che arricchiscono il puzzle dell’orrore. I primi tasselli risalgono al 29 aprile. A quel video estrapolato dalle telecamere di sorveglianza nei pressi della cascina agricola dove risiedono. Immagini che ritraggono lo zio e due cugini mentre con due pale, un secchio contenente un sacco azzurro e un piede di porco, si allontanano nei campi dietro casa per poi fare ritorno e ricomparire agli occhi elettronici ben due ore dopo. Hanno preparato la buca per occultare il cadavere in vista dell’uccisione? Sì, secondo la Procura che ha iscritto i tre nel registro degli indagati per omicidio. Tra questi, uno dei due cugini, il 28enne Ikram Ijaz, è stato fermato domenica scorsa a Nimes, in Francia mentre cercava di raggiungere alcuni parenti in Spagna.

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Dopo l’ok all’estradizione in Italia, ci vorranno dai 5 ai 15 giorni per interrogarlo realmente. Anche se tramite l’avvocato d’ufficio francese ha fatto sapere di non sapere nulla su questa storia. Nel calendario-rompicapo, il 30 aprile, il giorno successivo al primo video, spunta un altro filmato. Quello in cui si vede per l’ultima volta la ragazza uscire di casa assieme ai genitori, al padre Shabbar, 46 anni e alla madre Nazia Shaheen, 47 anni. Loro l’avrebbero accompagnato in campagna. Dove poi sarebbe stata uccisa dallo zio. E il cadavere poi nascosto. Sotterrato o gettato in una porcilaia, forse in un canale o in un pozzo. Anche i genitori – tornati in patria d’urgenza e senza preavvisi i primi di maggio (come confermano i nominativi agli imbarchi della Malpensa e pure un video pubblicato dal padre il 4 maggio su Facebook riguardo a un rito religioso - poi rimosso) gettando ancor più ombre – sono indagati per concorso materiale e morale se le ipotesi di ricostruzione dovessero trovare conferma concreta. Il 5 maggio poi arrivano i carabinieri. Saman non c’è. I genitori neppure. Ma in casa trovano solo il fratellino, il quale avrebbe rivelato la tragica fine della sorella. Viene portato in una comunità protetta – per scongiurare ritorsioni da parte della comunità pakistana – nel bolognese, dove si trova attualmente, in attesa che venga fissata l’udienza per l’incidente probatorio (a ieri ancora non era stato depositato alcun atto dalla pm Laura Galli, titolare dell’inchiesta). È lui il testimone che potrebbe fornire la chiave del giallo.

Un’audizione protetta a cui si sottoporrà da indagato (già lo è stato per ‘violenza privata’ nel procedimento penale ancora pendente riguardo alla denuncia da parte di Saman per le nozze forzate). Ma potrebbe essere solo un atto formale ‘escamotage’ per applicargli il divieto di espatrio e sentirlo come persona informata sui fatti. Se sapesse il punto esatto dove si presume sia stata occultata la sorella – alla luce della sua prima ‘confessione’ – lo avrebbe forse già indicato. Ma una cosa è probabile: il ragazzo non ha assistito all’omicidio, né all’eventuale disfacimento del corpo. Perché altrimenti avrebbe potuto indicare il punto ai carabinieri.