Saman Abbas, rinviata ancora una volta la sentenza sull'estradizione dello zio

E' la quarta volta: anche oggi la Chambre de l'Instruction della Corte d'appello di Parigi ha rinviato la decisione al 5 gennaio 2022

Combo: Danish Hasnain e Saman Abbas (Ansa)

Combo: Danish Hasnain e Saman Abbas (Ansa)

Reggio Emilia, 24 novembre 2021 - Ancora un rinvio, il quarto, per la decisione sulla richiesta di consegna dalla Francia all'Italia di Danish Hasnain, lo zio di Saman Abbas, 18enne scomparsa da Novellara (Reggio Emilia) il 30 aprile. Il 33enne pakistano è accusato dalla Procura e dai carabinieri reggiani di essere l'esecutore materiale dell'omicidio della giovane parente, il cui cui corpo è stato a lungo cercato nei dintorni del casolare dove la famiglia viveva, ma mai ritrovato.

Lo zio Danish è stato localizzato e arrestato a nord di Parigi il 22 settembre e gli inquirenti italiani da allora attendono di poterlo interrogare, ma il pachistano finora si è opposto alla consegna e i giudici transalpini si sono presi tempo per valutare compiutamente la sua posizione. Anche oggi la Chambre de l'Instruction della Corte d'appello della capitale francese ha rinviato al 5 gennaio 2022, accogliendo la richiesta dei legali del pakistano di avere dall'Italia un "complemento d'informazioni" sulle modalità di applicazione di una eventuale condanna all'ergastolo.

Già il 27 ottobre, in aula, l'avvocatessa del pakistano, Layla Saidi, era tornata a contestare la validità del mandato d'arresto europeo. Dinanzi ai giudici era intervenuto lo stesso Hasnain, tornando a negare le accuse. Rimanendo chino, a testa bassa, chiuso all'interno del box assieme a un agente, aveva detto che la nipote era fuggita già per tre volte da casa. «Il corpo non è stato ritrovato perché non c'è stato omicidio», aveva detto, secondo quanto riportato dall'interprete.

Oggi l'avvocatessa ha evocato ulteriori vizi di procedura respinti dalla Corte, che ha invece accolto la richiesta sui possibili sconti di pena. Conversando con i cronisti al termine dell'udienza Layla Saidi si è mostrata determinata a usare tutti gli strumenti giuridici a disposizione per difendere il suo assistito e non ha escluso un eventuale ricorso in Cassazione. Per l'indagine reggiana Hasnain è personaggio cruciale nel pianificare ed eseguire il delitto. Contro di lui c'è la testimonianza del fratello minorenne della ragazza e, sempre secondo l'accusa, avrebbe agito insieme a due cugini di Saman, Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq. Il primo è attualmente in carcere in Italia, anche lui arrestato a fine maggio in Francia. Il secondo è ricercato e latitanti sono anche i genitori della 18enni, partiti per il Pakistan il primo maggio, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, anch'essi indagati e latitanti.