Caso Saman, lo zio riconosciuto da un neo. Il 29 settembre si decide sull'estradizione

Ecco come la Brigade Criminelle, con la collaborazione dei carabinieri, è riuscita a rintracciare Danish Hasnain in un sobborgo a nord di Parigi. Gli inquirenti: "E' l'uomo chiave, la uccise lui"

Il quartiere di Parigi (freccia) dove è stato trovato lo zio di Saman, a destra

Il quartiere di Parigi (freccia) dove è stato trovato lo zio di Saman, a destra

Reggio Emilia, 23 settembre 2021 - È stato rintracciato grazie agli imprudenti accessi su vari social che utilizzava per comunicare. E lo hanno riconosciuto da un piccolo neo sotto lo zigomo sinistro. Ma anche dalle sopracciglia unite e marcate. Quando i poliziotti francesi della ‘Brigade Criminelle’ – l’equivalente della nostra ‘anti-crimine’ – hanno fatto irruzione nell’appartamento di Parigi, dove si rifugiava Danish Hasnain, non vi era certezza che fosse lui.

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"Non sappiamo ancora se fosse sprovvisto di documenti o se abbia fornito generalità false", hanno spiegato ieri i carabinieri reggiani del nucleo investigativo. Ma, ha aggiunto la procuratrice capo reggente Isabella Chiesi, "i dettagli del viso e poi delle impronte digitali successivamente non hanno restituito alcun dubbio". Rispetto alla foto segnaletica dello zio, che dall’inizio della vicenda di Saman è stata diffusa, Danish si presentava coi suoi usuali baffoni, ma anche un inedito pizzetto che, unito ad una maggior rotondezza del viso, avrebbe potuto trarre in inganno.

Il blitz degli agenti è scattato in un appartamento nel quartiere di Garges-lès-Gonesse, a nord est di Parigi. "La polizia francese ci illustrerà i dettagli, ma sembrerebbe – da quel che sappiamo – non fosse solo. Si cercherà di ricostruire ovviamente la rete degli eventuali complici", evidenzia Stefano Bove, tenente colonnello comandante del reparto operativo dei militari reggiani. Sembra che da 15 giorni la polizia francese sorvegliasse l'appartamento e aveva intravisto movimenti che hanno fatto pensare che uno degli inquilini potesse essere Danish.  

Ma come lo hanno trovato? "Sono state individuate le utenze degli account dei social network coi quali ha effettuato accessi – spiega la procuratrice capo reggente Isabella Chiesi – Quindi si è risaliti agli indirizzi Ip che hanno permesso di geolocalizzare il luogo dal quale aveva utilizzato i profili. Così, dopo gli opportuni pedinamenti quando le condizioni lo hanno permesso, la polizia francese, in accordo con noi, ha fatto irruzione per l’arresto".

Comunicazioni che Danish "aveva con una ristretta cerchia di persone; non sappiamo se fossero amici o parenti, ma le indagini proseguono e sono volte a scoprirlo. Parlava con gli altri indagati? Può essere, lo accerteremo", aggiunge Andrea Milani, neo comandante provinciale dell’Arma. "Non è una novità degli ultimi giorni, da tempo le nostre indagini, insieme ai servizi di cooperazione internazionale e in questo caso la polizia francese – illustra poi il maggiore Maurizio Pallante che comanda il nucleo investigativo dei carabinieri – ci avevano portato a pensare che fosse a Parigi".

Ora si trova nel carcere parigino di Rue de Bastion, mentre l'udienza per la decisione sulla sua consegna all'Italia è stata fissata il 29 settembre davanti alla chambre de l'instruction in Corte di appello. Attualmente il 33enne pachistano non avrebbe fatto dichiarazioni. Se sarà concessa poi partirà per l'Italia, dopo le formalità di rito, con un volo diretto a Roma Fiumicino dove i carabinieri lo prenderanno in consegna.