Saman, il corpo ritrovato è intero: visibile un ginocchio

I resti di Saman Abbas dovranno essere dissotterrati del tutto nei prossimi giorni. Ma cade l’ipotesi che sia stata fatta a pezzi

Reggio Emilia, 20 novembre 2022 - Dalle profondità della terra, a Novellara, non lontano da dove viveva Saman Abbas, potrebbe venire a breve la conferma all’ipotesi più tragica sulla fine della 18enne pakistana. A due metri dalla superficie, sono emersi resti considerati umani, nell’area di un casolare diroccato in via Reatino.

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I reperti sono ancora interrati - sarà necessario un lavoro di estrazione lungo e delicato -, ma a dare forza alla tesi che si tratti di una persona, è stata la visione di un reperto osseo, riconosciuto in un ginocchio. Sarebbe stato intravisto anche un sacco nero. Dopo il recupero, i resti saranno consegnati alla Medicina legale di Modena per poi essere sottoposti all’esame del Dna. In base a una prima osservazione, il corpo sembrerebbe intero: decadrebbe così l’idea di uno smembramento uscita nel procedimento giudiziario, oltreché - ovviamente - quella del trasporto verso il Po.

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Nell’incidente probatorio davanti al giudice Luca Ramponi, il 18 giugno 2021, il fratello di Saman Abbas aveva parlato del ruolo che un suo cugino e un suo zio di Novellara, entrambi non imputati, avrebbero avuto nella vicenda: "Hanno forzato tantissimo Danish (lo zio Hasnain, ndr) e anche mio papà, perché mio papà non ha pensato mai su questa cosa di uccidere". L’adolescente si era soffermato sul cugino di Novellara arrivato a una riunione di famiglia nel pomeriggio del 30 aprile, poche ore prima della scomparsa di Saman. Lui aveva origliato, sentendo la proposta del cugino non indagato: "Io faccio piccoli pezzi e se volete porto anch’io a Guastalla, buttiamo là, perché così non va bene. Lei fa troppe cose, mette pantaloni, eh... fuori dalla musulmana".

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Qualche mese dopo, erano state raccolte le dichiarazioni di detenuti a cui Ikram Ijaz, cugino imputato di Saman, aveva fatto confidenze. Nel primo verbale, il 21 ottobre 2021, emerge che Ikram avrebbe detto di non aver preso parte all’omicidio ma di averlo saputo solo dal cugino Nomanulhaq Nomanulhaq, che a sua volta non aveva partecipato ma aveva appreso i dettagli dallo zio Hasnain. Ikram avrebbe riferito che Danish era l’autore materiale dell’omicidio e dell’occultamento di cadavere. I genitori di Saman avrebbero affidato ad Hasnain il compito di convincerla a cambiare strada. Non riuscendo, Danish aveva architettato l’omicidio, facendo diversi sopralluoghi. Ikram avrebbe detto che, individuato il Po come luogo per disfarsi del corpo, si era organizzato coi parenti per individuare un itinerario non monitorato da telecamere. E che Saman era stata smembrata e gettata nel fiume.

Questa ricostruzione non era stata ritenuta credibile dai carabinieri, che avevano invece ritenuto più verosimile un’altra, annotata il 29 ottobre: Ikram avrebbe confidato a un detenuto che la prima versione era falsa, per poi riferire che l’omicidio era stato organizzato dai genitori di Saman, in particolare dal padre. Abbas avrebbe chiesto alla moglie di camminare com Saman nei pressi della loro casa, seguendole. Poi li avrebbero raggiunti Hasnain, Nomanulhaq e lo stesso Ijaz, che avrebbero legato Saman mani e piedi.

Ijaz e Nomanulhaq l’avrebbero bloccata per permettere ad Hasnain di strangolarla con una corda. Shabbar avrebbe contattato un’altra persona, travisata, che li raggiunse e impartì direttive a Danish su come finire Saman. Questo personaggio avrebbe dato ad Hasnain il compito di spezzare la schiena di Saman con un attrezzo, per poi imbustarla dentro un sacco nero. Danish, Nomanulhaq e l’uomo in bici, con il cadavere, si sarebbero diretti verso il fiume, provvedendo prima a farla a pezzi e poi a gettarla nel punto dove la corrente era più forte, si era ipotizzato quella di un canale affluente.