Saman e l’ultimo litigio col padre padrone "Dammi i miei documenti, voglio partire"

Le carte dell’inchiesta. I suoi affetti più stretti l’hanno consegnata al suo carnefice: "Non sposerò nessuno, fatemi andar via"

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di Alessandra Codeluppi

La sera prima di sparire nel nulla, Saman Abbas avrebbe cercato di volare via, per l’ultima volta, dai genitori, dal matrimonio forzato che volevano imporle in Pakistan - mentre lei amava un altro giovane -, e anche dallo stile di vita tradizionalista da cui voleva affrancarsi. Ma, quella stessa sera, il 30 aprile, sarebbero stati i suoi affetti più stretti a spezzarle le ali per sempre, consegnandola alla morte. A rivelarlo è il fratello minore della 18enne, sentito dagli inquirenti coordinati dal pm Laura Galli: è lui a snocciolare i dettagli che gli investigatori considerano importanti per ipotizzare le responsabilità dell’omicidio a carico dei genitori, dei due cugini e dello zio Danish Hasnain, quest’ultimo ritenuto esecutore materiale. Innanzitutto, ci sono le parole che il minorenne stesso dice di aver raccolto da Danish. Lo zio gli avrebbe riferito di non volergli rivelare dov’era stato occultato il cadavere della sorella: parole che, secondo gli investigatori, implicano una confessione più pesante, cioè la fine violenta di Saman. Il fratello ha anche raccontato che nella sera prima della sua scomparsa Saman aveva preparato i propri abiti in uno zaino chiaro - identificato in quello ripreso dalle telecamere nella casa di Novellara - e si era vestita, pronta per uscire. E ha riferito anche di una violenta lite con i genitori, nel corso della quale lei aveva preteso di avere i propri documenti. "Ho visto che tutti e tre urlavano - ha detto il ragazzino -. Mia sorella diceva a mio padre: ‘Dammi i miei documenti’. Lui le ha chiesto se lei volesse sposare qualcuno e lei ha risposto solo che voleva solo andare via. Lei poi ha preso le sue cose ed è uscita". La porta della gabbia si sarebbe per un attimo aperta, ma solo per inganno: secondo il ragazzino, nel momento in cui la sorella ha ottenuto di potersi allontanare, i genitori hanno chiamato Danish perché la riportasse a casa, anche contro la sua volontà. E lo zio, poi, sarebbe tornato dicendo ai genitori che era tutto sistemato. Danish aveva riferito poi ai carabinieri di averla vista allontanarsi da casa alle 17 del 30 aprile, mentre il fratello alle 22: una contraddizione, secondo gli investigatori, che in seguito chiamarono il fidanzato di Saman, che ha detto loro di aver avuto l’ultimo contatto con lei alle 23.30, e che la ragazza era molto preoccupata per la propria incolumità, tanto da raccomandarsi con lui di rivolgersi alle forze dell’ordine se non si fossero sentiti per due giorni. Attorno alla mezzanotte le telecamere registrano dapprima l’uscita di casa dei genitori con la figlia, e poi il loro rientro senza che lei sia inquadrata, con il padre che reggeva il suo zaino bianco. I genitori, poi, sono risultati partiti dalla Malpensa per il Pakistan il giorno dopo, il primo maggio, da soli. Il fidanzato di Saman, che sarebbe stato inviso ai genitori di lei, avrebbe detto di aver ricevuto da loro minacce di morte fino al 10 maggio. Mentre il fratello ha raccontato che Saman si scontrava con i genitori e lo zio musulmani osservanti e che non voleva sottostare al matrimonio combinato, motivo per cui si era già allontanata due volte. Non solo: ha detto che il padre, come denunciato anche da Saman, le aveva sottratto i documenti. La ragazza, rientrata a casa l’11 aprile, sarebbe stata trattenuta qui fino al 30, periodo in cui la madre l’avrebbe controllata a vista, e poi quella notte riacciuffata dallo zio mentre cercava di volare verso la libertà.