Saman, la chat fra madre e fratellino "Quella sera siamo morti sul posto"

La conversazione intercettata a fine agosto: Nazia cerca di calmare il figlio arrabbiato con due familiari "Pensa ai comportamenti di tua sorella e ai suoi messaggi che ci facevi ascoltare. Dì se ci siamo sbagliati"

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di Daniele Petrone

"Noi siamo morti sul posto". Parla così di sè e del marito, Nazia Shaheen, la madre di Saman Abbas, la 18enne pachistana scomparsa da Novellara il 30 aprile 2021 quando si presume essere stata ammazzata, col corpo mai ritrovato. Le parole della donna – riportate dall’Ansa – sono state intercettate durante una conversazione su Whatsapp di fine agosto 2021, a quattro mesi dalla presunta morte della ragazza, col figlio minorenne (in affido ad una comunità protetta dall’11 maggio dello stesso mese quando venne fermato dalla polizia alla frontiera a Ventimiglia, durante la fuga con lo zio Danish Hasnain).

La chat è stata inserita nel maxi faldone del processo che inizierà a febbraio prossimo in tribunale a Reggio, negli atti del fascicolo del sostituto procuratore Laura Galli. Cinque gli imputati: lo zio Danish – ritenuto l’esecutore materiale del ‘delitto d’onore’ di Saman che sarebbe stata uccisa per essersi opposta alle nozze combinate in patria – i due cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq (questi tutti e tre arrestati e detenuti in carcere) e i genitori Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, latitanti in Pakistan.

Nei messaggi tra madre e figlio emerge uno spaccato di omertà familiare nei confronti della sorte della ragazza. Colpevole, per i parenti, soltanto di voler vivere con una libertà non consona ai dettami tradizionali pachistani. Il ragazzo parla con la madre di altre due persone della famiglia, non indagate, che secondo lui avrebbero istigato il padre nell’organizzazione dell’omicidio della sorella. È arrabbiato nei confronti dei due – uno zio e un cugino – ritenendoli responsabili moralmente per la fine di Saman e lasciando trasparire sentimenti di vendetta. La madre cerca invece di calmarlo chiedendogli di "lasciarli stare". Il giovane cita anche una frase riportata di questi familiari "’Se era mia figlia, anch’io facevo così con lei’. Io non ho dimenticato niente. Li raddrizzerò questi due". A quel punto la madre ribatte: "Tu non sai di lei?", probabilmente riferendosi ai comportamenti di Saman, "Davanti a te a casa... noi siamo morti sul posto, per questo tuo padre è a letto e anche la madre (parla di sé in terza persona, ndr) a letto". Poi, in passaggi seguenti: "Tu sei a conoscenza di tutto", dice Nazia al figlio, "Pensa a tutte le cose, i messaggi che ci facevi ascoltare la mattina presto, pensa a quei messaggi, pensa e poi dì se i tuoi genitori sono sbagliati". "Ora mi sto pentendo, perché ho detto...", risponde il ragazzo come a provare rimorso, dando ragione alla mamma.

Il fratello è ritenuto un testimone chiave della vicenda; il 18 giugno scorso venne sentito in incidente probatorio e in quell’occasione disse che fu lo zio Danish ad ammazzarla.

La conversazione si aggiunge a quelle di confessione emerse nei giorni scorsi su quale sarebbe stata la fine di Saman. Dal padre Shabbar che parlando a telefono col fratellastro ha ammesso: "L’ho uccisa io. Per la mia dignità e il mio onore". Fino al cugino Ikram che in carcere ha confidato ad un compagno di cella che "Danish l’ha strangolata con una corda". Poi con l’aiuto di un uomo misterioso mai identificato, il corpo "è stato trasportato in bici, fatto a pezzi e infine gettato nel fiume Po".