
Processo d’appello, accuse incrociate al veleno tra tutti i parenti coinvolti. Nazia Shaheen: "In carcere prego sempre, vorrei solo riabbracciare mio figlio".
"Non so chi ha ucciso Saman, non ero lì in quel momento, stavo dormendo. I cugini sono venuti a chiamarmi quella sera, mi dissero: ‘È successo un casino’. Sono uscito e ho visto il corpo di mia nipote tra le serre. L’ho presa tra le mie braccia, l’ho riempita di baci, ho pianto e urlato. Dicevo parolacce contro Shabbar, gridavo: ’Cosa ha fatto mio fratello?’ Poi, i cugini hanno scavato la fossa per seppellirla. Ci accordammo per tenere fuori la madre da questa storia. Tramite Pakistan, poi, ho saputo che l’avevano uccisa i genitori. Ma io non so chi è stato, non l’ho mai chiesto". Parla a ruota libera, per due ore, assistito da una interprete, lo zio della 18enne di origine pakistana ammazzata nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021 nelle campagne di Novellara.
Ieri l’udienza a Bologna, la terza davanti alla Corte d’appello presieduta dal giudice Domenico Pasquale Stigliano. Da mattina a tardo pomeriggio è uno scambio di accuse continuo: tutti contro tutti. Lo zio contro i genitori e contro il fratelo di Saman, Ali Heider; il fratello, invece, contro lo zio e i cugini. In primo grado, sono stati condannati all’ergastolo la madre, Nazia Shaheen, e il padre, Shabbar Abbas, e a 14 anni lo zio, Danish Hasnain. I cugini, Nomanhulaq Nomanhulaq e Ikram Ijaz, invece sono stati assolti in primo grado e sono quindi a piede libero, ma imputati in questo processo d’appello. Ora, i giochi sono del tutto riaperti, con il giovane testimone Ali Heider che dice di averli visti al momento dell’omicidio: "Mio zio l’ha presa al collo, c’erano anche i cugini" e con lo zio della ragazza che ieri ha detto che sono stati i cugini a scavare la fossa e a seppellire la salma. L’udienza si è aperta con la lunga testimonianza del fratello (quasi cinque ore), che all’epoca dell’omicidio aveva 16 anni. I genitori non lo vedono da allora – quattro anni – e nemmeno adesso in udienza possono vederlo, dato che il giovane è stato sentito ancora una volta in modalità protetta, da dietro un paravento. Ma la madre scoppia in lacrime quando sente il figlio rispondere alla domanda dell’avvocato della madre, Simone Servillo, se il teste è un grado di dire se la madre può avere visto o meno quella scena, cioè quella in cui lo zio Danish afferra Saman per poi ucciderla: "Mia sorella era sullo stradello che portava alle serre e lo zio Danish l’ha presa alle spalle mentre Saman si stava allontanando da casa nostra. Mio zio era dietro alla schiena di Saman che era ancora sullo stradello".
A quel punto, la mamma scuote forte la testa, si raggomitola su se stessa e si mette a piangere. Tira fuori un fazzoletto per asciugarsi gli occhi e guarda in direzione del paravento. Il fratello di Saman si è anche costituito parte civile: chiede giustizia per sua sorella."Dopo la sua scomparsa, ho chiesto diverse volte dove fosse, ai cugini e allo zio. Una volta mi hanno risposto che non me lo potevano dire, ma che non mi dovevo preoccupare perché là dov’era stava bene, che era in paradiso". Subito dopo l’omicidio "avevo paura – si sfoga in aula, rispondendo alle domande del procuratore generale Silvia Marzocchi –. Mi dicevano tutti di non parlare. Ogni volta che piangevo, mi dicevano di stare zitto. Quando ho fatto il primo processo ero traumatizzato, non avevo nemmeno la forza di parlare, ero diventato matto. Piano piano ho iniziato a dire tutto, a ricordare, a parlare". Ali Heider racconta poi di avere avuto un buon rapporto con la madre, che lei non aveva mai picchiato né lui né Saman, e ha detto che era il padre a prendere tutte le decisioni in casa, si confrontava con gli altri uomini della famiglia mentre la madre "non poteva parlare". Nel frattempo, la madre di Saman trascorre le giornate in carcere a pregare e chiede ossessivamente di vedere suo figlio. Sa che non può parlarci in aula, sa che lui è parte civile al processo ma dice che il suo unico desiderio ora è di poterlo riabbracciare. E si dice molto preoccupata per lui, che qui in Italia è rimasto da solo, e teme possa perdersi, drogarsi, prendere cattive strade.
"Credo che sia stato sincero, che abbia detto la sua verità", le parole di Angelo Russo, avvocato di Heider. La pensano esattamente al contrario l’avvocato Luigi Scarcella, difensore di uno dei cugini (Nomanhulaq) e l’avvocato Liborio Cataliotti, difensore dello zio: rispetto al primo grado, "c’è una sola differenza – nota Scarcella –, per niente casuale, ha fatto cioè sparire lo zio da quella notte in quanto era smentito documentalmente. Un ulteriore cambio di versione per evitare una smentita colossale". "La deposizione mi è sembrata permeata delle stesse identiche contraddizioni che l’hanno portata a essere completamente non credibile in primo grado", dice Cataliotti. Quanto allo zio, suo assistito, Cataliotti sottolinea: "Gli si può credere oppure no, ma non gli si può rimproverare di aver cambiato versione. Quando aveva fatto trovare il cadavere e quando è stato interrogato su sua richiesta ha detto esattamente quello che ha detto oggi, poi però le sue parole sono state dichiarate inutilizzabili". E sulla deposizione del fratello di Saman, che dice di averlo visto quella sera prendere al collo la ragazza, Cataliotti aggiunge: "La narrazione del fratello è smentita su molti versanti. Oggi abbiamo capito che non vide i cugini con le pale il 29 aprile 2021, e credo che non abbia visto nulla neanche la sera dell’omicidio e il fatto che lo zio abbia ammesso di aver dormito con lui quella mattina, cosa che peraltro non gli era mai stata chiesta, non avvalora tout court la sua deposizione". Inoltre, "ha confessato il concorso nel seppellimento, cosa che non aveva mai detto, chiamando in concorso i cugini"e "ha detto di aver appreso dal Pakistan" che a commettere l’omicidio "sarebbe stata Nazia, dopo che in un primo passaggio ha detto di aver saputo che che erano stati entrambi i genitori, e di aver sentito la confessione di Shabbar che si addebitava la responsabilità dell’omicidio in una telefonata con Fakhar (fratellastro di Shabbar, ndr), conversazione che è presente nelle captazioni telefoniche agli atti". In quella conversazione, "il padre dice di avere ucciso sua figlia con le proprie mani per l’onore. E anche di aver lasciato il figlio in Italia per metterlo contro di me. E infatti mio nipote non fa che accusarmi, dice sempre che ha visto lo zio quella sera".
Il processo riprenderà giovedì prossimo alle 9.30, quando i genitori di Saman renderanno dichiarazioni spontanee.