REDAZIONE REGGIO EMILIA

Saman, il padre in aula: “Mia moglie era in casa quando mi arrestarono”. E lo zio avrebbe confessato il delitto

Hanno parlato gli avvocati di Shabbar Abbas, presente per la prima volta fisicamente in tribunale per la ripresa del processo che lo vede imputato per l’omicidio della figlia. La Procura ha depositato nuove indagini: Danish avrebbe confidato a un detenuto di aver ucciso la nipote

Shabbar Abbas di spalle con maglia blu in Tribunale a Reggio Emilia

Shabbar Abbas di spalle con maglia blu in Tribunale a Reggio Emilia

Reggio Emilia, 8 settembre 2023 – “Shabbar ha detto che quando è stato arrestato in Pakistan, la moglie si trovava in casa”. Lo hanno riferito Enrico Della Capanna e Simone Servillo, i due avvocati difensori di Shabbar Abbas, padre della 18enne Saman, su cui pende l’accusa del delitto.

I due legali hanno parlato a margine dell’udienza del processo che è ripreso oggi (e si è conclusa in tarda mattinata) a Reggio Emilia davanti alla Corte d’Assise. Per la prima volta Shabbar, dopo essere stato estradato dal Pakistan, ha presenziato fisicamente in aula. 

Shabbar ha riportato questa frase nel momento in cui gli è stato chiesto se aveva notizie della moglie Nazia Shaheen, anche lei imputata nel processo (ma ancora latitante) insieme allo zio della ragazza uccisa, Danish Hasnain, e i due cugini Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq.

“Shabbar era in un campo quando è stato raggiunto dalla polizia e si è messo a disposizione. Mentre la moglie si trovava in casa. C'era un mandato di arresto anche per lei? Questo non lo sappiamo, non eravamo in Pakistan”, hanno specificato i legali.

Mentre sulla partenza improvvisa dei due genitori di Saman per il Pakistan, nelle ore immediatamente successive al delitto della 18enne, gli avvocati hanno sostenuto che ''Shabbar non se n'è andato all'improvviso”, ma “il suo viaggio in Pakistan era programmato, quanto meno da alcuni giorni; il mio cliente, prima di acquistare i biglietti per il rientro nel suo paese d'origine il 1° maggio si era recato alcuni giorni prima da questi signori che vendono i biglietti, che saranno poi sentiti al dibattimento nuovamente, chiedendo il preventivo''. 

Martedi 26 settembre l'imputato Shabbar Abbas verrà sottoposto ad esame in aula davanti alla Corte d'Assise.

La Corte ha poi deciso che, con l'estradizione in Italia di Shabbar, dovranno essere riascoltati tutti i testimoni indicati dall'accusa, che sono una quindicina, accogliendo l'istanza del padre di Saman. La decisione della Corte comporterà un allungamento dei tempi del processo che, a questo punto, difficilmente arriverà a sentenza entro la fine dell'anno.

Il fidanzato di Saman, Saqib Ayub, e il fratello della ragazza, oggi maggiorenne, saranno entrambi ascoltati in aula, dopo le audizioni in forma protetta. Il fidanzato sarà sentito il 6 ottobre, il fratello invece il 3.

Rispetto al fratello di Saman, all'epoca dei fatti minorenne e principale accusatore dei familiari, i giudici ritengono in particolare necessario riascoltarlo "visto il diverso grado di maturazione raggiunto" dal ragazzo e gli sviluppi investigativi occorsi dopo l'incidente probatorio del 18 giugno 2021. 

Il giudice Cristina Beretti  ha concluso l'udienza odierna disponendo il rinvio al prossimo 15 settembre. Si riprenderà il processo con le trascrizioni dei periti sull'autopsia del corpo di Saman e con l'audizione di dieci testimoni (già ascoltati quando la posizione di Shabbar era stata temporaneamente stralciata prima dell'arresto) per permettere alla difesa di Shabbar di effettuare il controesame.  

Nuove confessioni in carcere sullo zio Danish

Il processo intanto era iniziato con un colpo di scenaNuove indagini infatti sono state depositate dal procuratore capo Calogero Gaetano Paci alla Corte d'Assise. L'istruttoria è nata sulla base di alcune dichiarazioni spontanee che lo scorso 31 agosto hanno voluto rendere due detenuti del carcere di Reggio Emilia, in merito ad alcune confessioni fatte a loro da parte di Danish Hasnain, lo zio di Saman tra gli imputati al processo e ritenuto l’esecutore materiale del delitto.

La Procura ha ascoltato i due detenuti il 5 e il 6 settembre scorso. Secondo gli inquirenti queste confessioni potrebbero chiarire cosa ha fatto Danish la notte dell'omicidio tra il 30 aprile e il 1° maggio 2021.

Le testimonianze "sono state cristallizzate in un verbale di sommarie informazioni”, ha detto il procuratore capo Paci. 

E da quanto è trapelato dai verbali depositati ad integrazione degli atti istruttori del processo, lo zio di Saman avrebbe confermato di essere stato lui a commettere il delitto. "L'ho uccisa io", avrebbe confidato ad un detenuto, recluso con lui nel carcere di Reggio Emilia. 

Liborio Cataliotti, avvocato di Danish Hasnain, ha detto di non essere a conoscenza delle confidenze fatte dal suo assistito in carcere a due detenuti. "Non posso parlare di ciò che non conosco, verificheremo se queste confidenze possano diventare oggetto di testimonianza e una prova acquisibile”.

“Shabbar chiede giustizia per la figlia uccisa”

'Shabbar Abbas è un padre a cui hanno ucciso la figlia. Per questo motivo chiede giustizia come voi'. È quanto ha detto, parlando coi giornalisti, l'avvocato Simone Servillo, suo difensore insieme all'avvocato Enrico Della Capanna, prima dell’inizio del processo.  

Il padre di Saman Abbas è entrato per la prima volta nell'aula del tribunale di Reggio Emilia, poco prima delle 10, per la ripresa del processo che lo vede imputato per l'omicidio della figlia 18enne, insieme agli altri quattro imputati.

L’uomo indossava pantaloni scuri e una polo azzurra, aveva lo sguardo basso e baffi foltissimi. Shabbar è stato scortato da sei agenti della polizia penitenziaria e si è poi seduto in mezzo ai legali. Dietro di lui, un interprete.

Subito dopo Cristina Beretti, presidente della corte dei giudici con giuria popolare, ha chiesto a Shabbar se acconsentisse ad essere ripresa dalle telecamere e dai media presenti. Ma l'imputato ha negato il permesso

La versione del padre: “Non mi sono opposto alle nozze italiane”

Parlando coi difensori in carcere, nei giorni scorsi lui aveva negato la propria responsabilità e respinto ogni accusa di essersi opposto alle nozze tra Saman e Ayub Saqib, il fidanzato in Italia, nonché di aver minacciato i parenti di quest'ultimo in Pakistan.

Lui ha sostenuto che i parenti di Saqib in Pakistan gli avevano detto che Saqib non avrebbe sposato Saman perché già fidanzato con una ragazza del suo Paese.

Una versione che l'avvocato Barbara Iannucelli, che assiste Saqib costituito parte civile, ha respinto con forza: 'Durante l'incidente probatorio di Saqib, il 21 luglio 2021, Saqib disse che si era messo d'accordo lui con Saman per dire questa versione alla sua famiglia, in modo che evitare che i suoi parenti venissero uccisi'.

E ha rimarcato i contenuti delle tre denunce verso Abbas da lui sporte in febbraio, giugno e luglio 2021, 'piene di frasi irripetibili verso la famiglia di Saqib. E non è vero neppure che la famiglia di Saman era favorevole al loro matrimonio'.

Le attiviste fuori dal tribunale: “Saman nel cuore”

"Saman nel cuore e nelle lotte”. È quanto recitava lo striscione dell'associazione 'Non Una Di Meno’ che stamattina ha manifestato davanti al tribunale di Reggio Emilia, nel nome di Saman Abbas e della non violenza, prima dell'udienza del processo. Le attiviste hanno distribuito volantini all'ingresso del palazzo di giustizia.