Reggio Emilia, 26 settembre 2023 – È ripreso stamattina il processo per l'omicidio di Saman Abbas, la 18enne pakistana trovata sepolta in una fossa dentro un casolare in abbandono vicino alla sua abitazione di Novellara. Gli imputati sono cinque: i genitori Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, lo zio Danish Hasnain e i cugini Ikram Ijaz e Nomanulhaq Nomanulhaq.
Davanti alla Corte d'Assise, presieduta dal giudice Cristina Beretti, a latere Michela Caputo e i membri popolari, è in corso l'audizione di tre dei quattro specialisti incaricati dal tribunale, che hanno redatto una relazione di 472 pagine frutto dell'analisi medico-legale, genetica e degli accertamenti fatti sui terreni dove Saman e stata sepolta e sui reperti qui ritrovati. Oggi in aula sono presenti il medico legale e antropologo Cristina Cattaneo, l'anatomopatologo Eugenio Biagio Leone e il genetista forense Roberto Giuffrida. L'archeologo forense Dominic Salsarola sarà ascoltato in un'altra udienza: al vaglio sono passati cinque metri quadrati di terreno sottoposti a setacciatura e flottazione (quest'ultima consiste nel mettere in acqua per far emergere anche reperti piccoli come peli).
Il padre Shabbar Abbas si è commosso in aula e ha rifiutato di vedere le foto proiettate del cadavere della figlia mentre parlavano i periti.
Ha preso la parola per prima la professoressa Cattaneo, che ha iniziato a illustrare le condizioni in cui fu ritrovato il cadavere di Saman: 'Era in uno stato molto compromesso. L'esumazione è stata complicata dell'incastro della testa e dei piedi dentro due nicchie create nella fossa, chiamate 'sgrotti'. Ciò ha reso difficile il recupero di parte delle ossa'. L'identificazione certa della salma con la 18enne è avvenuta attraverso la sovrapposizione tra il profilo della dentatura, ricavato da immagini del volto sorridente di Saman, e i suoi resti, che sono risultati combaciare perfettamente. Dall'autopsia è emerso che la morte di Saman è dovuta ad asfissia meccanica dovuta a frattura dell'osso ioide, secondo gli esperti probabilmente dovuta a strozzamento con le mani. Sul collo figurava un solco sul quale è stato fatto un calco: 'Non c'è un elemento che porti a pensare che vi fosse una trama lasciata da un laccio stretto intorno al collo'.
L'esame tossicologico delle viscere ha dato esito negativo. 'La morte di Saman avviene poco dopo una violenta costrizione del collo, che ha procurato la frattura dell'osso ioide'. Poi è stato sentito il professor Leone, che si è soffermato sui segni di emorragia vicini all'osso ioide: 'Ciò significa che è accaduto in fase vitale'. Ha anche rilevato la presenza di 'molto sangue nei polmoni', compatibile con l'asfissia: 'Gli atti respiratori avvengono contro una resistenza che non permette all'aria di entrare'. Cattaneo ha poi spiegato che si sono cercate le mani, 'quasi del tutto scheletrizzate', per ricostruirle fino all'ultima falange: 'Saman aveva un braccio sull'addome e una mano impigliata nei capelli'. Ritrovate anche tutte le unghie, ma non sono emersi elementi utili a ricostruire le indagini.
È iniziata poi la deposizione del professor Giuffrida, che ha detto che gli esami biologici sono iniziati dall'acquisizione degli indumenti della vittima (reggiseno, canottiera, giubbotto, slip, pantaloni), su cui c'erano 'abbondanti tracce di terreno: la ricerca di tracce genetiche si è rivelata difficile'.