"Saman strangolata e poi gettata nel Po"

Un’altra confessione choc. Il cugino Ikram a un compagno di cella. "Io e Nomanhulaq l’abbiamo tenuta ferma, mio zio ha usato una corda"

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di Daniele Petrone

Tenuta ferma dai cugini e poi strangolata dallo zio con una corda. Infine, un uomo finora mai menzionato avrebbe caricato il corpo su una bicicletta per poi, dopo averlo fatto a pezzi, gettarlo nel fiume Po.

Sarebbe stata questa la terribile fine di Saman Abbas, la 18enne pachistana sparita da Novellara il 30 aprile 2021. A raccontarlo – come rende noto l’Ansa – sarebbe stato il cugino Ikram Ijaz, uno degli imputati, a un altro detenuto in cella a Reggio. Quest’ultimo poi avrebbe riferito tutto a sua volta alla polizia penitenziaria. Conversazione che è stata messa nero su bianco e aggiunta al fascicolo del processo che partirà a febbraio. Assieme alle intercettazioni emerse ieri che rivelano la confessione del padre Shabbar al fratellastro Fakhar: "Noi l’abbiamo uccisa. L’ho uccisa per la mia dignità e per il mio onore", si legge negli atti depositati dalla Procura.

Un delitto che si sarebbe consumato perché Saman non voleva vivere secondo i dettami tradizionali della famiglia, verso la quale si era opposta ad un matrimonio combinato in patria con un cugino più grande di lei di dieci anni.

Le parole di Ikram sono ritenute solo in parte credibili dai carabinieri. Le confessioni sono state fatte in due occasioni e riassunte in annotazioni del 20 e del 29 ottobre 2021. Nel primo caso, in cui aveva riferito di non aver preso parte all’omicidio commesso dai parenti ma di esserne a conoscenza da Nomanhulaq (l’altro cugino imputato), ci sarebbero elementi depistanti. Il secondo racconto invece per gli investigatori è più realistico, seppur con punti ritenuti fantasiosi. Ijaz dice che l’omicidio è stato organizzato dai genitori, in particolare dal padre che non riusciva più a gestire la figlia. La sera del 30 aprile Shabbar avrebbe chiesto alla moglie di fare una camminata con Saman vicino casa. Lui le avrebbe seguite e una volta superate le serre – non è chiaro quali – le due sarebbero state raggiunte dallo zio Danish, dai cugini Ijaz e Nomanhulaq.

Avrebbero bloccato mani e piedi alla ragazza e la madre a quel punto avrebbe iniziato a piangere e così il marito l’avrebbe allontanata. Danish avrebbe strangolato Saman con una corda e il padre avrebbe chiamato un altro uomo, col volto coperto da un passamontagna, che li avrebbe raggiunti in poco tempo. Costui con Danish e Nomanhulaq si sarebbero occupati di trasportare il corpo verso il fiume su una bici. Avrebbero seguito un piano studiato nei minimi particolari, scegliendo strade non coperte da telecamere e poco illuminate. Nel primo racconto Ijaz parla di un punto sul Po, nella zona di Guastalla. Nel secondo si parla genericamente di fiume, in un punto dove la corrente era più forte. Ijaz ha aggiunto che le famose immagini delle telecamere che li ritraeva con pale e secchio sarebbero state un depistaggio.