Nazia Shaheen, moglie di Shabbar Abbas, nonché madre di Saman – la 18enne di origine pakistana barbaramente uccisa nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio del 2021, il cui corpo è stato poi ritrovato in una buca nelle vicinanze di un rudere a poca distanza dall’abitazione di Novellara dove abitava la famiglia – è da mercoledì detenuta nel carcere della Pulce di via Settembrini a Reggio. In meno di una settimana, quindi, tutte le pratiche per il trasferimento della donna 51enne dal carcere di Rebibbia a Roma, dove era stata trasferita non appena messo piedi in Italia il 22 agosto, a seguito del completamento della procedura di estradizione, alla casa circondariale di via Settembrini, sono state espletate. Al momento, quindi, non vi è alcuna possibilità che la donna possa condividere con il marito il medesimo carcere dove è attualmente detenuto quest’ultimo, quello di Modena, come auspicato dall’avvocato Sheila Foti che difende Shabbar: "Per lui sarebbe un grosso sollievo visto che grazie a qualche lavoretto svolto in carcere ha messo da parte un piccolo gruzzolo per poterle comprare dei cibi tipici, visto che non si alimenta con quelli occidentali", aveva detto il legale torinese interpellata direttamente dal Carlino.
Nulla di tutto questo al momento è possibile visto che Shaheen è a alla Pulce, dove, certamente, si recherà il suo difensore, l’avvocato Simone Servillo del foro di Reggio, che potrà finalmente interloquire con la sua assistita in vista del secondo grado di giudizio in Corte d’Appello a Bologna, il cui inizio è previsto in autunno.
Ricordiamo infatti, che all’esito del processo di primo grado, Nazia Shaheen è stata ritenuta responsabile dell’omicidio della figlia assieme a Shabbar Abbas. Entrambi sono stati condannati all’ergastolo dalla Corte d’Assise presieduta dal giudice Cristina Beretti. Con loro, l’unico altro condannato è stato lo zio Danish Hasnain che dovrà scontare 14 anni di carcere. Assolti, invece, i cugini Ikram Ijaz e e Nomanulhaq Nomanulhaq. A presentare ricorso in secondo grado sono state tutte le parti condannate, oltre alla procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio che chiede il carcere per tutti gli imputati del primo grado oltre al riconoscimento delle aggravanti della premeditazione e dei motivi futili e abietti. Infine ha presentato Appello anche il difensore del fratello di Saman, Alì Haider, costituitosi parte civile in primo grado.
Vi è notevole interesse a sentire dalla viva voce di Nazia Shaheen, arrestata in Pakistan lo scorso 31 maggio dopo oltre tre anni di latitanza, la sua versione dei fatti davanti alla Corte bolognese. Un interesse esplicitato sia dal procuratore capo, Calogero Gaetano Paci, sia, tra gli altri, dal difensore di Hasnain, l’avvocato Liborio Cataliotti.
Nicola Bonafini