Sandro Santini morto a Massenzatico, titolare in lacrime / FOTO

La tragedia di Massenzatico. Roberto Pagliani : "Sono sconvolto: avevamo un bellissimo rapporto". La vittima lascia la moglie e tre figli

I vigili del fuoco accorsi dove è morto Sandro Santini (foto Artioli)

I vigili del fuoco accorsi dove è morto Sandro Santini (foto Artioli)

Massenzatico (Reggio Emilia), 17 gennaio 2019 - «Era il mio braccio destro». Roberto Pagliani, titolare della cantina sociale di Massenzatico, non riesce ancora a credere a quello che è successo. Il suo capo cantiniere, Sandro Santini di 52 anni, è morto mentre stava lavorando dentro un vinificatore. In poche parole una grossa cisterna, che ha al suo interno delle pale per estrarre la vinaccia (la buccia e i semi). "Non so perché fosse da solo – continua –. Probabilmente l’estrattore era acceso, davvero non lo so. La cisterna era già pulita, andava magari solo risciacquata".

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Stando alle prime ricostruzioni, Santini non è morto per asfissia ma risucchiato dall’estrattore, una parte del macchinario che serve per assorbire e separare i solidi residui dell’uva. "Erano circa le 18.15 – riferisce il titolare – quando Sandro ha chiamato una delle nostre impiegate per dire che era tutto a posto e che avrebbe messo lui l’allarme prima di uscire". All’incirca mezz’ora dopo è stato Pagliani a ricevere la tragica notizia.

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La chiamata al 118 è stata fatta alle 18.40, ma per Santini ormai era troppo tardi. Sul posto (foto) sono intervenuti gli operatori della croce rossa, i vigili del fuoco, i carabinieri e i medici della medicina del lavoro. "Lavorava in cantina da una vita ed era con noi a Massenzatico da nove anni – dice il titolare –, da un paio d’anni era diventato capo cantiniere. Avevamo un bellissimo rapporto, davvero non riesco a capacitarmi di quello che è successo". Sandro Santini lascia la moglie e i tre figli, la più grande appena maggiorenne.

E’ stato il nipote di Sandro, di soli 23 anni e anche lui dipendente della cantina, a realizzare che qualcosa non andava e, nel momento in cui ha raggiunto lo zio dal vinificatore, a capire quello che era successo. Una scarpa, trovata lì fuori dalla cisterna, ha dato la certezza della tragedia. "Avrebbe potuto farlo anche domani – continua Pagliani, con la voce rotta dal pianto –, magari anche con una persona in più ad aiutarlo, non c’era nessuna fretta. Ma lui è sempre stato così, ha sempre avuto una volontà esagerata. Gli davi qualcosa da fare e la faceva, senza esitare. Ma non c’era nessuna fretta, nessuna".