"Sanitari no-vax al lavoro? Non è favoritismo"

La direttrice dell’Ausl Cristina Marchesi: "Se tutelassimo quelli di cui abbiamo bisogno, allora non sospenderemmo nessuno"

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di Saverio Migliari

"Non stiamo tutelando quelli di cui abbiamo bisogno, perché sennò non sospenderemmo praticamente nessuno...".

Usa la retorica la direttrice generale dell’Ausl Cristina Marchesi per rispondere alle accuse di chi, tra gli operatori non vaccinati, si chiede come mai alcuni siano ancora al lavoro e altri si trovino a casa senza stipendio. Il caso, trattato anche dalla trasmissione ’Fuori dal Coro’ di Rete4, è stato al centro di diversi dibattiti in questi mesi. Il problema degli organici negli ospedali risale a ben prima della pandemia, causato soprattutto dalle lauree a numero chiuso troppo parche di studenti e dalle poche borse per le specialità.

Direttrice Marchesi, mettiamo un punto. Quanti sono ad oggi gli operatori sanitari sospesi?

"Se parliamo dell’Ausl, su circa settemila dipendenti erano 106 quelli sospesi fino a venerdì. Ma sedici si sono vaccinati. Quindi ad oggi sono 90".

E quelli extra-Ausl?

"Sono 101 al momento".

Di questi quanti sono medici?

"Sono soltanto sei dipendenti dell’Ausl, mentre sono 15 per tutti gli altri. Tra questi ci sono anche i professionisti delle terapie alternative ad esempio".

E’ vero che state tenendo al lavoro persone non vaccinate di cui non potete fare a meno?

"No, se tutelassimo quelli di cui abbiamo bisogno non sospenderemmo nessuno. Tanto che io avrei voluto riattivare un servizio, ma proprio per questo problema non l’abbiamo potuto fare".

Ci può dire quale?

"Per ora preferisco di no, non voglio sia strumentalizzato. Comunque lo riattiveremo più avanti".

Lei esclude che vi siano dipendenti non vaccinati al lavoro?

"No, non posso escluderlo. E questo perché in realtà la legge lascia ampissimi spazi di manovra per chi non è vaccinato. Il senso di quella legge non è punire, ma convincere a fare il vaccino, e sta funzionando".

Ci spieghi meglio.

"Intanto una precisazione: il datore di lavoro (quindi anche l’Ausl) non può sapere chi è vaccinato o no. Ci si basa su una lista inviata dalla Regione, che Bologna trae dagli ordini professionali territoriali. E noi su quella base iniziamo le verifiche".

Che si traducono in quali passaggi?

"Sono tanti. Comunque un sanitario non vaccinato ha tre possibilità di farlo, ci sono diversi richiami nel tempo prima di sospenderlo. E inoltre ci sono infiniti casi di presentazione di documenti per essere esentati, che vanno tutti verificati, di persone che dicono di non aver ricevuto la raccomandata, o la Pec... Ci sono anche i furbetti. Poi ci sono tutti quelli che appartengono a ordini professionali di altre province, che devono comunicarci i nomi".

Quindi della lista stilata dalla Regione quanti ne rimangono ancora non sospesi?

"Il dipartimento di Salute pubblica sta ultimando in questi giorni le pratiche per gli ultimi direi".

Quali sono le categorie più assenti?

"Ad esempio le ostetriche. Ma in generale posso dire che sono distribuiti, essendo soltanto novanta su 7mila dipendenti".

Quindi non ci sono emergenze di organico in certi reparti?

"Per ora no, anche perché abbiamo prolungato molti dei contratti che avevamo attivato d’estate per la sostituzione ferie. E questo ci sta aiutando molto".

Lei è preoccupata per la tenuta del sistema?

"No, sinceramente non lo sono"