Gli imprenditori devono avere la straordinaria capacità di trasformare idee in un successo commerciale, "cercare opportunità nel buio della notte, reclamare le stelle, andare a cercarle anche se loro non vengono. ‘Desiderare’ deriva dal latino ‘de sidere’: dalle stelle". Così sul palco del Teatro Valli trasformato in volta celeste, ieri pomeriggio il drammaturgo Stefano Massini ha introdotto, con una piece inedita, il tema al centro dell’Assemblea generale degli industriali reggiani: il dantesco "Uscimmo a riveder le stelle". Un’Assise in cui la presidente provinciale Roberta Anceschi insieme al presidente nazionale Emanuele Orsini hanno annunciato la nuova denominazione dell’associazione: "Confindustria Reggio Emilia".
L’Assemblea ha segnato un turning point non solo nominale: nell’80° anniversario dalla fondazione, l’associazione ha analizzato la propria storia, riflettuto sulla propria identità e serrato i ranghi davanti alle sfide poste da un mondo multipolare segnato dalla conflittualità geopolitica e commerciale, da 15 anni di crisi e dalla pandemia, entrato nell’era rivoluzionaria dell’Intelligenza Artificiale.
Ha aperto i lavori la relazione annuale della presidente, molto incisiva, sì preoccupata ma innervata di energia per spronare il "sistema Reggio" ad alzare la testa verso le stelle. Esempio di tale approccio l’E80 Group, al cui patron Enrico Grassi è stato conferito il prestigioso Premio Meccatronica 2025.
Orsini, intervistato da Andrea Cabrini (direttore Class Cnbc), ha esposto le sue preoccupazioni per le guerre in atto e aggiunto: "Nell’incertezza, tutte le Confindustrie d’Europa chiedono di negoziare velocemente su tre capitoli: difesa, big tech ed energia", illustrando il Piano strategico messo a punto da Confindustria per dare abbrivio al Pil.
Massini, a partire da storie di imprenditori che hanno creduto nella loro visione ("mister Lego" Ole Kristiansen, Luisa Spagnoli e Laszlò Birò, che osservando una biglia passare in una pozzanghera inventò la penna a sfera), ha ricordato: "Hanno anticipato la domanda, si sono chiesti di che cosa c’era bisogno e in che cosa potevano migliorare il mondo". E ha concluso: "Perché quando immaginiamo un eroe antico pensiamo ad Ulisse e non ad Aiace Telamonio? Perché Ulisse con l’invenzione del cavallo ha vinto, e lo ha fatto a modo suo".
Cabrini ha quindi condotto tre interviste-analisi sull’industria reggiana. L’ex ministro del lavoro Maurizio Sacconi, parlando di Intelligenza Artificiale, ha sollecitato a liberare la creatività e non rifugiarsi in modo passivo dietro agli algoritmi: "Se non riscopriremo la libertà finiremo sottomessi. L’Ue non può ancora iper-regolamentare come ha fatto con l’osceno Green Deal. Il dinamismo della tecnologia non è contenibile".
Alessandra Lanza (Partner Prometeia) ha spiegato che "la dimensione media delle imprese reggiane cresce, sono sane. Ma bisogna fare i conti con l’invecchiamento della popolazione e ‘brain drain’. Per richiamare talenti, bisogna elaborare una proposta attrattiva bastata anche sul welfare. Imprescindibile il salto verso l’Intelligenza Artificiale, anche se in Italia siamo siamo meno preparati".
Prometeia non vede il 2025 in nero: "Siamo preoccupati per la mancanza di reazione dei mercati e delle commodities agli eventi mondiali. Le spiegazioni? Forse siamo resilienti, forse ci siamo assuefatti e sarebbe agghiacciante. Ma l’Economia reale ha tenuto".
Infine, il sociologo Mauro Magatti (Università Cattolica) ha analizzato la "nuova era", esortando a costruire un contesto efficace: "Reggio ha tutte le caratteristiche per fare da esempio. Ha capacità di tenere insieme iniziativa individuale, libertà, gusto di creare con il senso di appartenenza ad una comunità. Il rovescio della medaglia sono il provincialismo, la paura di guardare il mondo, l’incapacità di cambiare".
Francesca Chilloni