Cristina
Fantinati*
Letta e la sua coalizioneammucchiata, che include tutto e il contrario di tutto, parte male, nessuna idea o proposta di lungo respiro, soltanto frasi ad effetto da propaganda elettorale. Dice bene Salvini in merito alla dote di 10mila euro ai 18enni rilanciata nuovamente da Letta: "Chi sceglie il Pd sceglie più tasse, chi sceglie la Lega sceglie la Flat Tax al 15% e la Pace Fiscale. Chi non sceglie, poi non si lamenti". In effetti Letta, nella migliore tradizione antiliberale di sinistra, sbandiera il tema dell’aumento delle tasse e della patrimoniale come slogan, nell’intento di compattare l’elettorato di sinistra e di raccattare voti dai giovani, così come fece il m5s col reddito di cittadinanza. E persino Draghi soltanto un anno fa gli aveva bocciato l’idea della dote ai giovani pagata con tassa di successione, ma Letta tira dritto, esprimendo così un’idea punitiva della proprietà privata e del ceto medio, degna dei sistemi comunisti. Il calcolo poi è presto fatto: la dote andrebbe a circa 280mila giovani ogni anno, con un costo stimato in quasi 3 miliardi di euro all’anno e già da subito ci si rende conto che la tassa di successione non sarebbe sufficiente a coprire i costi di questa proposta che definirei tafazziana, col rischio concreto di far gravare la dote ai giovani sulla fiscalità generale, cioè più tasse per tutti. La dote di 10mila euro ai giovani, così come è stato per il reddito di cittadinanza, non servirà a trovare un lavoro o a migliorare la loro situazione precaria. Ma se invece di introdurre questa nuova inutile tassa iniziassimo ad abbassare la tassazione su famiglie e imprese che ha raggiunto livelli insostenibili? Per avere più posti di lavoro e più ricchezza, non servono nuove tasse e non servono marchette elettorali alla Letta in veste di Robin Hood. Ai giovani non servono slogan ma una buona istruzione, un lavoro sicuro e ben retribuito, più opportunità e speranze per il futuro.
*Consigliere comunale
Lega Nord