LARA MARIA FERRARI
Cronaca

Saudino apre il festival ’Nobilita’: "Il lavoro non è solo emancipazione ma anche sfruttamento e infelicità"

Il famoso filosofo al Catomes Tot farà una lezione sul mito dell’occupazione professionale e le sue derive "L’uomo si sente realizzato solo con un impiego in armonia con la società e le sue inclinazioni interiori".

Il famoso filosofo al Catomes Tot farà una lezione sul mito dell’occupazione professionale e le sue derive "L’uomo si sente realizzato solo con un impiego in armonia con la società e le sue inclinazioni interiori".

Il famoso filosofo al Catomes Tot farà una lezione sul mito dell’occupazione professionale e le sue derive "L’uomo si sente realizzato solo con un impiego in armonia con la società e le sue inclinazioni interiori".

Al via oggi al Catomes Tot l’ottava edizione di ‘Nobilita’, festival itinerante della cultura del lavoro, che ha scelto la nostra città per la sua vocazione unica all’innovazione e contaminazione industriale. Ad aprire questa prima volta reggiana, dopo gli scrittori Silvia Zanella e Osvaldo Danzi, dalle 16 alle 18 insieme a Pino Mercuri, sarà il filosofo più seguito d’Italia Matteo Saudino, con una lectio in anteprima nazionale.

Professore, può anticiparci qualcosa? "Verrò a Reggio per parlare del mito del lavoro, cioè di come sia cambiato nella sua realtà, nella sua materialità, ma anche nella percezione che se ne ha. Metterò in luce il lavoro come emancipazione ma anche inteso come sfruttamento, come ambizione e come depressione individuale. Elemento, questo, che non porta alla felicità ma a un sentimento di frustrazione".

Giocando con la denominazione del Festival, il lavoro nobilita davvero l’uomo? "Dovrebbe nobilitarlo, ma quale tipo? Un lavoro non sfruttato, figlio delle inclinazioni personali, che abbia una ricaduta equa e giusta nella nostra società. Perché il lavoro inteso come realizzazione individuale, a mio avviso, non nobilita l’uomo, poiché lo porta a essere profondamente in competizione con sè stesso e con gli altri, dunque alla fine prevale sempre un sentimento di insoddisfazione, un elemento di lacerazione. Non c’è armonia né equilibrio. Il lavoro nobiliterebbe l’uomo se portasse a realizzare ciò che un essere umano ha dentro, che si è costruito nella vita, ma in armonia con la società".

Oltre 51 milioni di visualizzazioni sul suo canale YouTube ci dicono di una moltitudine di persone desiderose di Filosofia. Come se lo spiega? "I grandi numeri raccontano tante cose. Che c’è un’Italia – non vale solo per il mio canale, ovviamente – che ha voglia di conoscere, approfondire, confrontarsi e dialogare. Un’Italia affamata di conoscenza. Poi raccontano anche dell’esigenza di comprendere la complessità del reale, e io provo a dare degli strumenti in quella direzione. Parziali e limitati come siamo tutti noi essere umani, naturalmente, ma pur sempre strumenti messi lì a disposizione gratuitamente, per permettere a ognuno di accedere a dei contenuti. Un’altra spiegazione sono i tempi, particolarmente di crisi e quindi di trasformazione, in cui fatichiamo a vedere il futuro, perciò la filosofia può essere una bussola".

In un suo recentissimo video denuncia guerre e carneficine in atto. Da filosofo, considerando lo scenario politico internazionale, lei è ottimista riguardo il futuro? "Provare a comprendere la realtà è uno degli obiettivi degli esseri umani consapevoli. Uscire da uno stato di minorità e ignoranza dovrebbe essere una molla, ma non è più così. Siamo immersi in piacevolezze futili, in un ’divertissement’ costante, e dunque cercare di capire la realtà per la maggior parte delle persone non è importante, poi prevalgono in questo momento odio, cinismo e indifferenza".

Quindi è un no... "Mi impongo di provare a costruire un mondo migliore, ma siamo di fronte alla morte del diritto internazionale, al ritorno in pompa magna delle guerre, dei massacri, addirittura degli stermini. Stiamo assistendo alla ricomparsa di politiche di potenza, di armamenti e dunque il futuro non è roseo".