"Se mi chiudono la palestra, mi barrico"

La disperazione di Giovanni Brunazzi, proprietario di una storica sala pesi: "Siamo scrupolosissimi, ma la gente teme un lockdown"

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di Francesco Pioppi

"Se nelle prossime settimane ci obbligheranno a chiudere, dovranno venire a portarmi via con la forza: ho grande rispetto e stima delle forze dell’ordine, ma io da qui uscirò solo con i piedi in avanti". Giovanni Brunazzi, titolare della palestra più longeva della città, attiva dal 1986 prima in via Spani e ora in via Caduti delle Reggiane, è sull’orlo della disperazione. Fa effetto sentire così tanta amarezza da parte di un ex campione del mondo di sollevamento pesi, da un uomo che è sempre stato d’acciaio, ma per cui un’altra ‘serrata’ significherebbe buttare via i sacrifici di una vita.

Brunazzi, come va nella sua palestra?

"La gente ha paura, gli ingressi sono dimezzati e chi ha l’abbonamento in scadenza è terrorizzato e non rinnova. Abbiamo fatto investimenti importanti per mettere tutto a norma: misuriamo la temperatura all’ingresso, manteniamo le distanze, indossiamo le mascherine e disinfettiamo ogni singolo attrezzo dopo l’uso: un’altra chiusura per noi sarebbe catastrofica e già così, con questo terrore a volte eccessivo, si fa molta fatica".

Quale potrebbe essere la ‘soluzione’?

"Spero di avere l’opportunità di parlare col sindaco Vecchi visto che mi sembra una persona intelligente e disponibile, ci metto la faccia io a nome di tutta la categoria perché qualcuno deve pur iniziare, altrimenti se stiamo tutti zitti passiamo come lebbrosi e le palestre da luogo di benessere vengono percepite come luogo di contagio. Sono il primo a fare rispettare le norme e mi arrabbio tantissimo se qualche cretino non le rispetta, ma la sanzione andrebbe inflitta direttamente a lui, non al titolare che si adopera perché tutto ciò non avvenga".

Cosa vorrebbe dire al sindaco?

"Che la cosa più saggia è il confronto con chi ogni giorno gestisce le attività: vale per le palestre così come per i ristoranti, non si possono prendere decisioni cervellotiche standosene dietro a una scrivania. Atteniamoci alle regole, ma ricordiamo che l’attività ha un ruolo fondamentale per il benessere psicofisico delle persone: si viene qui per stare meglio, non per prendere il Covid. E poi fatemi dire un’altra cosa…".

Prego.

"Se ripartiranno con un altro lockdown, le utenze che arrivano chi le pagherà? Cosa pago io se io non guadagno? Ma si rendono conto che dietro all’attività fisica c’è anche il commercio dell’abbigliamento e degli alimentari? Dobbiamo cercare di andare avanti, con il massimo delle cautele, fino a quando non trovano il vaccino, ma per favore fateci lavorare".