YLENIA ROCCO
Cronaca

Secchia, la marcia funebre: "È l’ecocidio più grave dell’Emilia Romagna"

Corteo degli attivisti dei comitati dopo il disboscamento nelle casse di espansione "Le province di Reggio e Modena sono quelle che più hanno cementificato".

Secchia, la marcia funebre: "È l’ecocidio più grave dell’Emilia Romagna"

Corteo degli attivisti dei comitati dopo il disboscamento nelle casse di espansione "Le province di Reggio e Modena sono quelle che più hanno cementificato".

"Aipo vergogna, la natura non perdona". Marciano uno a fianco all’altro, in fila indiana e in silenzio. Lasciano spazio alle lunghe note di un tamburo che ritma ogni singolo passo verso il percorso Natura Secchia, o almeno, quello che ne resta. Ieri, in una giornata calda e soleggiata, il Comitato Buonanotte al Secchia, ha raccolto un centinaio di cittadini in un corteo funebre, partito dal Circolo Arci in strada Chiesa di Marzaglia, per chiedere alla politica che quanto accaduto tra febbraio e agosto non succeda mai più.

"È l’ecocidio più grave dell’Emilia Romagna, perché un’area di questi ettari non era mai stata disboscata prima, tagliando alberi sani e quarantennali", è il modenese Aldo Meschiari del comitato ‘Difendiamo il Parco fluviale del Secchia’ a prendere la parola. Fa riferimento al disboscamento che ne è conseguito dopo il cantiere di Aipo, a cui erano stati affidati i lavori alle casse di espansione del fiume Secchia sui territori di Modena e Reggio. "Il bosco era un presidio di sicurezza – continua Meschiari – perché quando il fiume usciva dal suo letto trovava alberi pronti ad assorbire l’acqua in eccesso". Ora, invece, dove sono stati effettuati quelli che Aipo ha definito ‘tagli selettivi’ si calpesta un terreno quasi completamente impermeabilizzato, con ristagni di acqua e fango.

"È un progetto che non ha alcun senso – precisa Meschiari –. Va benissimo costruire e ampliare le casse d’espansione, ma servirebbe un disegno che parte da monte e arriva fino al Po, senza toccare il bosco".

Dal corteo, un signore tuona: "Chi ci ha guadagnato?".

"Abbiamo interrogato alcuni esperti circa il valore del cippato: ipotizzano si aggiri sul milione di euro", risponde il rubierese Giordano Vernia, portavoce del comitato ‘Difendiamo il parco fluviale del Secchia’. Il dubbio che sorge ad alcuni dei presenti è che potrebbe esserci stato un interesse preciso a tagliare di più di quanto invece era stato approvato nel progetto iniziale.

E il sospetto che dilaga tra i cittadini è che a perdere un’ area che assorbiva le polveri sottili, assicurava biodiversità, assimilava Co2 e ossigenava l’aria, contenendo il riscaldamento delle temperature estive, sia stata solo la comunità. Neppure la politica ha risposto all’invito manifestato sul Carlino dai Comitati.

"Ancora una volta restiamo inascoltati – dicono i portavoce –. Dall’altra parte le province di Modena e Reggio sono quelle che più hanno cementificato negli ultimi vent’anni secondo i dati Ispra. La nostra Regione è quella più a rischio per problemi idrogeologici e idraulici, e l’abbiamo visto nell’ultimo anno e mezzo. Siamo un territorio fragile, ma le amministrazioni continuano a fare finta che il problema riguardi altro".

In mano hanno le piante distribuite gratuitamente dalla Regione per il progetto ‘Mettiamo radici per il futuro’.

"Sono simboli – dice Ilaria Mezzenzana del comitato ‘Salviamo il bosco Ospizio’ –. Ci chiediamo come queste possano compensare i grandi alberi che invece abbiamo perso".

Ora che la foresta della riserva del Secchia è stata sacrificata, i manifestanti si battono per il bosco di Ospizio: "Salviamolo", dicono. "A Reggio, durante il consiglio Comunale aperto – conclude Mezzenzana – abbiamo presentato degli esperti che hanno dimostrato con dati scientifici come nessuna delle compensazioni proposte da Conad fosse ottimale. Dal Comune non è pervenuto alcun commento. La verità è che questi dati, che le amministrazioni non vogliono ascoltare, li mettono di fronte a scelte politiche che non sembrano voler attuare".