FRANCESCA CHILLONI
Cronaca

Sempre più a Fondo. L’economia reggiana in mano a gruppi esteri. Da Indianino ad Arag

Dopo il caso Kohler, una carrellata di tutte le aziende cedute. Guido Prati (Baldi Finance) spiega le opportunità e le criticità. "Si accelera la crescita e si condivide know how. Ma ci sono insidie".

Sempre più a Fondo. L’economia reggiana in mano a gruppi esteri. Da Indianino ad Arag
Sempre più a Fondo. L’economia reggiana in mano a gruppi esteri. Da Indianino ad Arag

di Francesca

Chilloni

La Kohler Company ha deciso di scorporare la divisione motori - di cui fa parte la reggiana Lombardini - in "Kohler Energy", cedendola all’enorme fondo statunitense Platinum Equity, specializzato in "carve out". Mercoledì il Ceo è stato a Reggio per tranquillizzare gli 800 dipendenti. Tante le incognite ed i timori alla luce del fatto che le operazioni di M&A (Mergers and Acquisitions, acquisizioni eo fusioni) non sempre tutelano lavoratori e marchio.

Ne abbiamo parlato con il dottor Guido Prati, presidente della Baldi Finance (e vice della Baldi & Partners), società di consulenza nelle operazioni di M&A e quotazione in borsa, unica struttura professionale italiana che abbia ottenuto (dal 2021) da Borsa Italiana la qualifica di Nominated Adviser (Nomad).

Prati, vi occupate sia di advising finanziario, che legale e fiscale. Perché le aziende ricorrono allo strumento M&E?

"Per accelerare i processi di crescita; ampliare la propria presenza nei mercati internazionali; migliorare il loro posizionamento competitivo; beneficiare di economie di scala; condividere know how e attività di R&d; entrare in gruppi più grandi strutturati finanziariamente managerialmente e internazionalizzati. Sul piano degli imprenditori dipende prevalentemente dalla situazione societaria, dalla complessità dell’articolazione se è di una famiglia o più famiglie o soci. E poi l’analisi della situazione personale e familiare dell’imprenditore; l’età del fondatore e le sue condizioni di salute; le tematiche legate al passaggio generazionale; e talvolta la voglia di monetizzare gli sforzi di una vita".

Quali operatori si occupano di M&A?

"Tra gli investitori finanziari, ci sono fondi di Private Equity, di dimensioni più o meno grandi (Platinum è molto grande); quelli che fanno operazioni di minoranza o di maggioranza; quelli che rimangono nell’impresa 4-5 anni oppure 8-9; quelli che investono in una sola impresa per poi rivenderla dopo averla valorizzata oppure che investono in più imprese della stessa filiera, e poi vendono la filiera".

Il loro obiettivo?

"Mettono in campo tutte le strategie manageriali, organizzative e finanziarie per fare crescere il valore dell’impresa, rivenderla dopo qualche anno e generare profitto per i soci che hanno investito nel fondo".

Esempi?

"I soci del gruppo Arag (fondata nel 1976 da Montorsi e soci, agricoltura di precisione) nel 2020 hanno ceduto maggioranza al Fondo Capvis; la gestione è stata affidata ad un team manageriale eccellente guidato da Victor Gottardi, e nel 2023 Capvis e la famiglia hanno venduto il 100% al gruppo industriale americano Nordson, quotato al Nasdq. E poi la famiglia di Fabrizio Olivi, che ha fondato negli anni ’30 l’Indianino, oggi Gelati d’Italia: nel 2016 il fondo Dea Capital ne ha acquistato il 70%, e nel 2022 ha ceduto il 100% ai fondi Davidson Kempner (Usa) e Afendis (Turchia). Un’altra operazione coraggiosa reggiana è stata fatta da Comer: dopo la quotazione in Borsa ha comprato da One Equity Partners il 100% del gruppo tedesco Wpg, pagando con 40 milioni di euro e il 28% del capitale sociale del gruppo Comer".

Esempi problematici?

"La Ems di Montecchio, nel settore del Packaging: una Private Equity ha acquistato e unito quattro imprese, ma non stanno avendo i risultati sperati e hanno attivato il nuovo meccanismo sulla crisi d’impresa".

Ci sono altri operatori?

"Le Holding di investimento, come il Gruppo Yama di Bagnolo che fanno investimenti di lungo periodo: un’aggregazione fra imprenditori che ha permesso di sviluppare la meccanica agricola reggiana. Sono in voga i "Family Office", come la reggiana Aequilibrium di Andrea Braglia: gestiscono in modo continuativo i patrimoni finanziari di persone o famiglie molto abbienti: non vendono, ma li fanno investire in aziende. E poi ci sono i "Club Deal": vari imprenditori che si aggregano per fare un’operazione specifica. Ad esempio il veicolo Ruck che ha visto l’ingresso nell’azionariato di Elettric 80 di Enrico Grassi e Vittorio Cavirano, della famiglia Berlusconi insieme a Barilla, Marzotto, Rovati e Cagnoli con il 25%. Elettrica a sua volta nel 2016 aveva preso il 40% della santilariese Flash Battery di Marco Rivi e Alan Pastrorelli, che è crescita tantissimo".

Investitori industriali: quali esempi nel Reggiano?

"Multinazionali come il Gruppo Dana che ha comprato Brevini. Sono a volte operazioni ostiche per le imprese reggiane: le multinazionali hanno procedure rigide, tendono a ridurre le società del gruppo e a creare delle divisioni, hanno piani di sviluppo aggressivi che a volte rischiano di snaturare le aziende acquisite che in Italia soprattutto fanno della flessibilità un punto di forza. In negativo la Fantuzzi-Reggiane. Un esempio mirabile è Interpump di Fulvio Montipò: riesce a far sfruttare all’impresa la forza del gruppo, fare sinergie tra imprese, lasciare flessibilità e autonomia gestionale; coniuga in modo perfetto la forza della finanza, l’attenzione ai risultati e la crescita delle imprese. Si pensi all’acquisizione nel 2015 il Gruppo Walvoil: c’era una composizione societaria molto articolata, la cessione ha evitato le criticità delle multinazionali. E alla Reggiana Riduttori dell’ingegner Giannicola Albarelli: era socio unico, per unire il suo gruppo ad uno più forte per assicurare prospettive migliori all’azienda fondata dal padre; è diventato poi azionista di Interpump".