Sentinelle in piedi: "Vegliamo per la libertà"

Manifestazione del gruppo d’ispirazione ultracattolica contro la legge sull’omofobia. Nessuna contestazione in piazza Prampolini.

Migration

Hanno sfidato il caldo, per un’ora sotto al sole di piazza Prampolini. Un’ulteriore prova di ’resistenza’, oltre a quella di rimanere in piedi, fermi, distanziati l’uno dall’altro. E’ la protesta delle Sentinelle in Piedi, movimento nato nel 2013 e che da allora si è opposto a leggi e disegni di legge su vari argomenti: unioni civili, utero in affitto, divorzio breve, eutanasia, liberalizzazione delle droghe leggere e via dicendo. Stavolta a finire nel mirino delle Sentinelle - il cui nome nasce per indicare uno stato di veglia continua in "difesa della libertà di opinione, della verità e dell’essere umano" – è il disegno di legge depositato da Alessandro Zan del Pd sull’omotransfobia, una sorta di testo unico in materia di contrasto e prevenzione alle discriminazioni e violenze per orientamento sessuale, genere e identità di genere. E se il disegno –in discussione in Parlamento – ha ottenuto l’approvazione anche del fronte laico di ispirazione gesuita, ha trovato invece piena opposizione da parte delle Sentinelle, che si dichiarano aconfessionali e apartitiche, ma sono di chiara ispirazione cattolico conservatrice e hanno ottenuto spesso l’appoggio di varie forze politiche di destra, tra cui la Lega. Ieri anche la consigliera regionale reggiana del Carroccio, Maura Catellani, è scesa in piazza con le Sentinelle "per rivendicare la libertà di dire che i figli nascono da mamma e papà", come anticipato alla vigilia della manifestazione. Manifestazione che si è svolta in contemporanea in altre cento città, con le stesse modalità che ormai contraddistinguono il movimento: stare in silenzio, distanziati, leggendo un libro, per un’ora intera. A Reggio i partecipanti erano una cinquantina e non si sono registrate contestazioni. Tutto è filato liscio all’interno di una piazza assolata e piena di gente a passeggio, che talvolta si è soffermata curiosamente a osservare i manifestanti. "Non risponderemo alle provocazioni e non risponderemo ai giornalisti – avevano detto gli organizzatori aprendo l’ora di protesta – Oggi diciamo no a una legge che mira a istituire un nuovo reato, quello di omostranfobia appunto, che non viene definito dal legislatore, lasciando così enormi spazi a interpretazioni e derive liberticide che colpiranno chiunque esprimerà un pensiero non allineato al mainstream". Nessuna intervista, dunque, ma solo un comunicato, che è poi quello che è stato letto dagli stessi organizzatori. "La nostra presenza qui oggi è stata una testimonianza pubblica di libertà – hanno detto al termine dell’incontro – Molta gente si è fermata a guardarci, interrogata da un popolo ordinato e pacifico, il cui silenzio scuote più di ogni parola. Oggi abbiamo detto sì alla libertà di espressione e di coscienza che vorrebbero toglierci, sì al diritto di ogni bambino a crescere con un papà ed una mamma, alla libertà di educazione, di religione, di stampa, e soprattutto no alla legge bavaglio Zan. Ora lasceremo questa piazza ma continueremo a vegliare nella vita. Pronti a scendere in piazza di nuovo se l’iter di questa legge non verrà fermato".