"Un parto alla 33esima settimana non può avvenire in un ospedale non dotato di una neonatologia se non, appunto, per un errore o per l’impossibilità al trasferimento". Secondo il pediatra Carlo Boni "lo si sa da sempre. Al punto nascite aperto a Castelnovo Monti si sarebbe fatta esattamente la stessa cosa: trasferire la donna il più rapidamente possibile. Le citate linee guida della Ausl di Reggio cercano di rendere il percorso di nascita il meno insicuro possibile alle condizioni date: ossia col reparto di ginecologia chiuso senza h24, intendo dire che la responsabilità è della politica". L’errore è stato quello di equiparare tutti i punti nascita in termini di sicurezza al parametro dei 500 parti l’anno senza considerare altri elementi per la montagna.
"Una situazione che va in parallelo a quella dei medici di base – aggiunge il dottor Boni –, carenti su tutto il territorio nazionale a causa mancata programmazione. Un’altra responsabilità tutta politica. Rendere disponibili alloggi per i medici è un’idea già messa in campo ed entro certi limiti applicabile, ma di sicuro non risolutiva. Gli incentivi economici sono limitati da un contratto nazionale che in pratica non li rende appetibili. Mi pare che le proposte devono passare da una visione politica che ponga la sanità come priorità del vivere civile e che consideri terminata la stagione dei tagli, dell’utilizzo come bancomat per il ripiano del debito".
Sul punto nascite dell’ospedale di Castelnovo Monti interviene anche Robertino Ugolotti, membro del Consiglio Direttivo del Parco Nazionale dell’Appennino ed esponente di Italia Viva. "Dobbiamo pressare il presidente Bonaccini – afferma – perché dia seguito alle promesse di riapertura del Punto nascite del Sant’Anna e poi, in un senso più ampio, dovremo chiedere la costruzione di un modello di sanità che sia legato al territorio. Emergono sempre maggiori difficoltà nel reperimento dei medici di base e sulle guardie mediche, a fronte di una popolazione anziana che ha un’età media sempre più elevata. Sull’ospedale sono importanti gli investimenti strutturali e tecnologici, ma mancano le specializzazioni e i professionisti che sono quelli capaci di lavorare affinché il Sant’Anna possa essere un ospedale di eccellenza".
Settimo Baisi