Reggio Emilia, sequestri da un milione a imprenditore legato alla ’ndrangheta

L’operazione della Dia ha interessato immobili, aziende e conti di Gaetano Blasco

L’uomo è stato arrestato nel 2015 nell’ambito della Operazione Aemilia per il reato di associazione di tipo mafioso

L’uomo è stato arrestato nel 2015 nell’ambito della Operazione Aemilia per il reato di associazione di tipo mafioso

Reggio Emilia, 13 dicembre 2018 - Un immobile, aziende, auto, moto, conti correnti e libretti di deposito, per un totale di un milione di euro. Sono alcuni dei sequestri messi in atto dalla Dia di Firenze, coadiuvata dalla Dia di Bologna, all’imprenditore calabrese Gaetano Blasco, noto esponente della ’ndrangheta in Emilia Romagna, attualmente detenuto.

Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Bologna su proposta di misura di prevenzione patrimoniale del Direttore della Dia. Le indagini condotte sul conto di Blasco e dei suoi familiari, coordinate dal sostituto procuratore della D.D.A. di Bologna, Beatrice Ronchi, corroborate anche dalle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia (in primis Antonio Valerio, che ha riferito tra l’altro della formale affiliazione di Blasco in seno alla ’ndrangheta), hanno consentito di far luce sull’esistenza, a fronte degli esigui redditi dichiarati nel corso degli anni, di un tenore di vita e di movimentazioni di capitali, oltre che di investimenti immobiliari, sproporzionati rispetto alle capacità reddituali dichiarate. Complessivamente, il sequestro eseguito ha interessato 6 società, 1 immobile a Reggio Emilia, 7 beni mobili registrati e 9 rapporti bancari (tra conti correnti, libretti di deposito e dossier titoli).

«Nato a Crotone nel 1962, Gaetano Blasco ha da sempre intrattenuto stretti rapporti con esponenti della ’ndrangheta in Calabria, favorito anche dal ruolo primario ricoperto in seno al clan Grande Aracri dal fratello Salvatore, ucciso nel 2004 nella faida con il clan Dragone – si legge in una nota della Dia –. Trasferitosi a Reggio Emilia a fine anni ’90, è divenuto a tutti gli effetti intraneo al sodalizio ’ndranghetistico emiliano, fino a quando nel 2015 è stato tratto in arresto nell’ambito della Operazione Aemilia per il reato di associazione di tipo mafioso (delitto per il quale è stato condannato col rito abbreviato a 17 anni e 4 mesi di reclusione dal Tribunale di Reggio Emilia il 31 ottobre 2018), nonché per altre fattispecie criminose aggravate dal metodo e dall’agevolazione mafiosa, quali incendi, estorsioni, usura, nonché gravi e reiterate violazioni tributarie (delitti per i quali è stato condannato, nel rito ordinario, alla pena di anni 21 di reclusione e 26mila euro di multa dallo stesso Tribunale).

Come ha evidenziato la Prima Sezione del Tribunale di Bologna nel provvedimento ablativo: «La veste di spicco di Gaetano Blasco, i suoi stretti rapporti di collaborazione con i vertici dell’associazione, nonché il godimento di un apprezzabile autonomia di azione sono efficacemente delineati nelle specifiche accuse».