ALESSANDRA CODELUPPI
Cronaca

"Servizio salvavita in stand-by. Mancano risposte dal Viminale"

"Da quasi un anno il personale della Rems sta aspettando un servizio salvavita che, per quanto non armato, protegga in...

Da quasi un anno il personale della Rems sta aspettando un servizio salvavita che, per quanto non armato, protegga in caso di aggressioni. L’Ausl sta facendo tutto il possibile collaborando con Cisl Funzione pubblica, la prefettura e la questura, ma mancano norme adeguate. Ribadisco la richiesta: evitiamo di dover piangere un morto o un dramma grave". È l’accorato appello lanciato da Gennaro Ferrara, leader di Cisl Fp Emilia Centrale, sulle condizioni di sicurezza del personale che lavora nella Rems, struttura nata dalla chiusura dei vecchi ospedali psichiatrici-giudiziari che prende in carico persone affette da disturbi mentali, ma senza più disporre né di celle né di polizia penitenziaria. "È una situazione incredibile - rimarca Ferrara -. La legge 81 del 2014 esclude la presenza di forze dell’ordine per garantire la sicurezza nelle Rems e non consente altro personale armato. Il risultato è che in servizio h24 c’è solo una guardia giurata armata all’esterno dei reparti, che controlla le telecamere e dà l’allarme ma che non può assolutamente entrare in caso di pericolo". Per la Cisl, serve un servizio di vigilanza non armata che possa intervenire nei reparti: "In settembre l’Ausl aveva garantito un bando, a gennaio 2025 l’obiettivo della vigilanza per la sicurezza pareva a portata di mano. L’8 maggio Cisl Fp ha scritto ad Ausl e il 28 è arrivata la risposta: le istituzioni preposte devono chiarire come sia possibile l’intervento nella Rems di guardie giurate particolari non armate".

Si cita la lettera dell’Ausl: in altre Regioni, ricordano dall’azienda sanitaria, "gli ostacoli sono stati superati autorizzando la presenza di guardie giurate non armate o bodyguard in seguito a percorsi autorizzativi compartecipati tra istituzioni". E qui a Reggio? "Il questore ha interpellato il ministero dell’Interno ma al momento non risultano risposte", spiega Ausl. "È stato analizzato anche il piano b, per l’impiego di bodyguard – evidenzia Ferrara –. Non sarebbe una guardia giurata particolare ma un ‘operatore tecnico della sicurezza’. Però con la norma vigente anche questa figura non corrisponde perfettamente alla tutela del personale e dei pazienti della Rems". Dopo il caso dell’albanese evaso nel 2024, l’Ausl ha attuato un pacchetto di undici misure. "Sono misure apprezzabili e le uniche che Ausl può svolgere, ma non bastano. Se un medico, un oss o un infermiere vengono aggrediti devono avere il pronto intervento di una figura che li possa soccorrere. Il Ministero risponda al questore - è l’appello di Ferrara - e la politica si interessi alla Rems: l’anno scorso chiedemmo ai parlamentari reggiani di mobilitarsi: se ancora non lo hanno fatto questo è il momento di dimostrare che non vogliono lasciare solo il personale Rems e l’Ausl".

al. cod.