"Shabbar non c’è, nessuno è tornato a casa"

In patria il padre di Saman gode di reti di protezione potenti: al campanello dell’abitazione risponde una donna e nega che sia presente

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"Shabbar non c’è. Nessuno è tornato qui. Non sappiamo nulla...". È la voce di una donna col velo che apre al portone verde della casa degli Abbas in Pakistan. Di fianco a lei ci sono due bambini incuriositi.

È la scena mandata in onda giovedì sera dalla trasmissione Mediaset ‘Diritto e Rovescio’ che ha inviato una troupe a Charanwala, zona rurale di 4mila abitanti, nel distretto di Gujranwala. A due ore da Mandi Bahuaddin, a un’ora da Gujrat – le città più importanti di questo spicchio di Punjab – e soprattutto a due ore da Lahore, dove il 1° maggio sono atterrati i genitori di Saman. Shabbar Abbas, 46 anni, e Nazia Shaheen, 47 anni, si nasconderebbero qui. Dove possono contare su una rete di protezione potentissima.

Abbas è un cognome molto frequente in questo territorio. E nel sistema sociale delle caste, contano molto. Basti pensare che il fratello di Shabbar è un poliziotto. Lo stesso che avrebbe partecipato all’azione intimidatoria nei confronti della famiglia del fidanzato di Saman, inviso alla famiglia. Il ragazzo aveva denunciato tutto il 25 gennaio scorso in un ufficio di una questura della regione (la omettiamo per tutelare la sua protezione) in cui vive. Ma ciononostante non si sono fatti scrupoli.

Padre e madre di Saman hanno continuato a minacciarlo, intimandogli di lasciare la figlia. Così come la forza oppressiva della famiglia emerge dalle carte giudiziarie. Dalle telefonate ordinate al cugino e ai messaggi ‘trappola’ inviati dalla madre a Saman quando ancora lei si trovava in comunità, per esortarla a tornare a casa.

Fino alle pressioni subìte dal fratellino di Saman, invitato a tacere da due zie, una dall’Inghilterra e una dalla Francia.

"Non devi dire nulla. Non è successo niente. Anche nella tua testa deve essere così", gli dicevano. E poi ancora una rogatoria internazionale il cui iter tarda ad arrivare a compimento. E senza questo atto d’accordo tra Italia e Pakistan, di fatto i genitori latitanti non possono essere arrestati e successivamente estradati per il processo. E infine una mentalità connivente dei compaesani. Come dimostrano le dichiarazioni rilasciate da alcuni intervistati al giornalista di Rete4. Uno di questi, tra l’altro, di cognome fa proprio Abbas.

"La nostra legge è chiara. Non ci si mette mai contro la famiglia. Abbiamo un sistema tribale. Devi sposare uno del tuo gruppo. Se trovi chi ti piace bene, altrimenti il matrimonio viene organizzato...". Non sarà semplice trovarli. Così come si sta rivelando impossibile cercare il corpo di Saman che giace ancora chissà dove. Senza nemmeno la possibilità di una degna commemorazione. Figlia della terra di nessuno.

dan. p.