"Si torna a scuola: è dura, ma ce la faremo"

"I problemi da risolvere sono enormi e non abbiamo la bacchetta magica ma ci stiamo impegnando su tutti i fronti". .

Migration

Vanna Iori, ha letto gli allarmi lanciati dai sindacati sul tema, delicatissimo, della riapertura delle scuole a settembre?

"Sì, ho letto - spiega la parlamentare del Pd - ma ero ben consapevole del problema. Venerdì, infatti, ho fatto una conference call proprio con gli stessi sindacalisti e abbiamo condiviso alcune preoccupazioni. Noi parlamentari del Pd abbiamo sollecitato più volte la ministra Azzolina perché settembre è davvero vicino e abbiamo visto esitazioni non sempre comprensibili da parte sua".

I problemi da risolvere non sono semplici: si parla di spazi inadeguati e di almeno 3.000 assunzioni...

"Si tratta di macroproblemi non semplici da affrontare in così poco tempo, ma sui quali stiamo lavorando intensamente anche con un gruppo trasversale a cui aderiscono tutti i 4 partiti di governo. Abbiamo avuto un incontro col premier Conte su questi temi. Ma ci sono altri problemi che bisogna risolvere".

A cosa si riferisce?

"Sto parlando, per esempio, dei tanti ragazzi che in questi mesi di lockdown sono scomparsi dai radar della scuola. Si sono persi tanti mesi di lezione e ci sono dei saperi che vanno assolutamente ritrovati. Poi ci sono tanti ragazzi di cui non si sa più niente in quanto non avendo computer o tablet, sono rimasti esclusi dalla scuola. C’è uno studio della Comunità di Sant’Egidio che parla di circa il 41% di bambini e ragazzi dispersi, malgrado, e ci tengo a sottolinearlo, ci siano stati tanti insegnanti, bravissimi, che hanno fatto di tutto per tenerli agganciati alla scuola. Questo è un altro problema enorme da risolvere. Così come non va dimenticata la sofferenza per la mancanza di relazioni personali dirette. In questo caso parliamo soprattutto di due categorie: quelle dei bimbi più piccoli (0-6 anni) e degli adolescenti. Per loro la mancanza di relazioni è stata pesante".

Per risolvere tutti questi problemi, però, servono provvedimenti urgenti e mirati...

"Ci stiamo infatti impegnando su vari fronti. E in tutti i decreti che sono stati emanati nelle ultime settimane, ci sono sempre misure dedicate alla scuola. Non solo nel decreto-scuola, ma anche nel decreto-rilancio, ad esempio, aumentano i fondi per le scuole paritarie. Paliamo di 300 milioni di cui 180 alle materne e 120 a primarie e secondarie. Per questa misura mi sono battuta molto, unitamente ai colleghi di Italia Viva, mentre i 5 Stelle erano contrari. Del resto anche tra alleati di governo non sempre si può essere d’accordo su tutto. Va poi sottolineato che il ministro Gualtieri ha destinato un miliardo di euro per facilitare la riapertura delle scuole. Parliamo di una cifra importante".

Restano, però, i due temi principali: la mancanza di personale e gli spazi non adeguati.

"Per quel che riguarda gli organici c’è già il bando per due concorsi che porteranno all’assunzione di 77.863 insegnanti. Si tratta di numeri considerevoli anche se sono consapevole che non basteranno, con lo sdoppiamento delle classi e la diversificazione degli orari con i turni. Si dovrà, insomma, ricorrere alle supplenze e in questo modo verranno recuperati anche i precari che io avrei voluto reclutare in modo più stabile, ma, purtroppo, non ci sono riuscita in quanto il mio emendamento è stato bocciato. Per quel che riguarda le lezioni a Reggio so che gli organismi preposti stanno mappando, come indicato nelle linee guida del Ministero, luoghi alternativi alle aule scolastiche dove svolgere la didattica, come teatri, musei, palestre, ex caserme, luoghi culturali. Dobbiamo sfruttare al meglio spazi e specificità territoriali. L’obiettivo, in ogni caso, è uno solo: tornare a scuola e farlo quanto prima, in presenza e in sicurezza. Bisogna poter garantire un’istruzione di qualità a tutti. Conosce, ad esempio, cosa sta succedendo in Francia?".

Ci dica...

"Tanti hanno elogiato la Francia perché ha riaperto le scuole, ma nessuno dice che solo il 20% degli studenti è tornato in aula perché le famiglie sono spaventate e non mandano i figli a scuola. Così l’80% dei ragazzi è a casa. Ecco, anche quello delle famiglie è un tema delicato".

In che senso?

"Nel senso che bisognerà capire come possano conciliarsi i nuovi orari con il lavoro dei genitori. Non sarà semplice neppure sistemare questo aspetto. Così come bisognerà trovare un giusto equilibrio con le agenzie di trasporto per far arrivare a scuola gli studenti in orari diversi da quelli che, in passato, venivano concordati ed erano uguali per tutti. Come vedete, insomma, il compito è complicato e nessuno ha la bacchetta magica".

Lei è convinta che, in ogni caso, a metà settembre le scuole riapriranno le porte?

"Sì, ce la faremo, ma il problema vero non è il quando, è il ‘come’. Anzi, a tal proposito abbiamo parlato con il ministro Luciana Lamorgese perché vorremmo evitare che i seggi elettorali, almeno in questa occasione, vengano inseriti all’interno dei plessi scolastici. Non si può pensare, dopo tutto quello che è successo, che le scuole vengano aperte il 14 e richiuse dopo tre giorni. Questa sarà una ripartenza difficile e complicata, anche sotto il profilo emotivo, per cui serve continuità e un grande investimento educativo".

Daniele Barilli