Incidente rally Appennino reggiano: "Claudio e Alberto erano in lacrime"

Il racconto di un partecipante che seguiva l’auto coinvolta: "Quel rettilineo si percorre a 140 all'ora, in quinta"

La Peugeot 208. di Gubertini e Ialungo viene portata via dopo l’incidente

La Peugeot 208. di Gubertini e Ialungo viene portata via dopo l’incidente

Reggio Emilia, 31 agosto 2021 - "Ero poche macchine più indietro, quando siamo passati di lì stavano tentando la seconda rianimazione". Preferisce rimanere anonimo il pilota, anche lui partecipante alla 41esima edizione del Rally dell’Appennino, che è arrivato sul luogo dell’incidente dieci minuti dopo la tragedia. I suoi amici e compagni di rally, Claudio Gubertini e Alberto Ialungo, in lacrime. "Non ci si può credere – dice –. Perché succedesse una cosa del genere, ci si doveva mettere per forza di mezzo il destino".

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"Con le nostre macchine su quel rettilineo di solito si va ai 140 chilometri all’ora, in quinta – spiega –. Il pubblico su quella collinetta c’è sempre stato, è una zona sicura". Basta guardare qualche video di camera car online, per riconoscere quella maledetta curva a sinistra e il terrapieno che ha fatto da ‘rampa’ alla Peugeot 208 di Gubertini e Ialungo. "Per loro, psicologicamente, sarà durissima – considera –. Non la metti proprio in conto, come possibilità. Dici: “Al massimo a farmi male sono io“. Tanto più durante una prova del genere, è stata davvero una disgraziata fatalità".

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"Ci è servito qualche momento – prosegue – per realizzare e capire cos’era successo. Anche per noi comunque è stato uno spavento lì per lì, c’è sempre qualche amico o parente che viene a vedere la gara". Prima ancora che la direzione di gara decidesse di sospendere, poi di annullare la competizione, lui e il suo navigatore avevano già deciso di ritirarsi. "Era totalmente passata la voglia – racconta –. Tra l’altro la sera prima (venerdì, ndr) era stata davvero bella, una festa. Eravamo tutti molto carichi, visto che l’ultima edizione tra l’altro era saltata a causa della pandemia".

L’esatta dinamica e le cause dell’incidente sono ancora al vaglio degli inquirenti. "Appena ho saputo cos’era successo, ho pensato a un guasto della macchina – considera –. Mai mi sarebbe venuta in mente però una cosa del genere". Mettersi nei panni di Claudio e Alberto, fa venire la pelle d’oca. "Pilota e copilota – dice – sono legati da una fiducia totale. Il navigatore poi è seduto più in basso rispetto al pilota, spesso non capisce nemmeno bene quello che sta succedendo, secondo me è stato così anche per Alberto. Di fatto lui è in una posizione per cui può guardare solo dal basso verso l’alto, quindi devi fidarti al cento per cento del tuo pilota. Lo stesso vale per lui, che è guidato durante la gara dalle note che gli detta il navigatore. Claudio e Alberto corrono insieme da anni, davvero non ci si può credere a quello che è successo".