Siamo contenti Ma quale prezzo pagheremo?

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Davide

Zanichelli*

La nascita di un grande polo della Silk-Faw è un enorme riconoscimento per Reggio e per il bacino tecnologico della Motor Valley: le opportunità anche con il polo di ricerca e sviluppo, gli investimenti e i posti di lavoro diretti e nell’indotto nella città sede del corso di laurea in meccatronica sono numerosi. Il tutto, poi, per avviare produzioni di punta quali sono i modelli ibridi ed elettrici del marchio di lusso Hongqi. Ma a che prezzo? Ci chiediamo se tale operazione sia stata condotta nel modo migliore possibile dalla politica del territorio e se la localizzazione del nascente polo sia quella giusta.

Reggio Emilia conta diverse aree industriali dismesse, come le ex Reggiane, che in un primo tempo sembravano essere l’area deputata a ospitare il nuovo Polo, la zona Fiere e diverse altre. Aree da recuperare e già cementificate, dotate di requisiti e dimensioni che potevano benissimo fare al caso della Silk-Faw, nonché della vicinanza con l’asse ferroviario.

Si è invece preferito che la joint venture sino-americana acquistasse nella zona di Gavassa 320mila metri quadri di terreno "vergine" (anche se già titolato ad ospitare attività produttive). L’acquisto dell’area sarà anche avvenuto a prezzi di mercato, ma perché non si è voluto usare un’area dismessa, già cementificata a quel punto anche con la collaborazione delle istituzioni, unendo l’opportunità alla riqualificazione? Non sarebbe stata una scelta più intelligente dal punto di vista ambientale? Noi speriamo che l’investitore non abbia tratto vantaggio privato dalla competizione campanilistica delle istituzioni emiliane, ma siamo convinti che andava fatto uno sforzo dalla politica in senso ambientale per una scelta più sostenibile.

Così come lo riteniamo anche che per il futuro: in questi giorni si paventa persino la creazione di un nuovo casello autostradale, a pochi chilometri da quello già presente, per meglio servire il Polo elettrico: ulteriore cementificazione e uso di denaro per la mobilità privata su gomma.

Ci auguriamo che siano voci infondate ma una certa preoccupazione rimane: troppo cemento fa male all’ambiente, alla salute e anche all’economia del futuro, che non potrà che essere sostenibile sul piano ambientale. Purtroppo, però, fa ancora molto gola alle tasche e agli interessi di alcuni privati. La Transizione Ecologica non dev’essere solo uno slogan, ma scelte che si riflettono nel quotidiano delle istituzioni.

Deputato M5s