"Silk-Faw al Tecnopolo, ultimi affitti pagati a ottobre"

La risposta di Torri (Stu Reggiane) in commissione sugli arretrati della joint venture fa infuriare l’opposizione

"Silk-Faw ha pagato l’affitto per i locali al Tecnopolo fino al terzo trimestre, quindi ad ottobre scorso". Lo ha detto Luca Torri, amministratore delegato di Stu Reggiane, nel corso di una commissione consiliare, rispondendo a Matteo Melato della Lega che chiedeva conto degli arretrati della joint-venture sino americana delle supercar elettriche di lusso sportive che voleva insediarsi a Gavassa con un mega polo produttivo, senza però mantenere le premesse.

Il debito nei confronti della società partecipata del Comune ammonta a circa 45mila euro. Silk-Faw ha già sgomberato i locali al Tecnopolo, mantenendo per ora solamente una sede al Campovolo.

La locazione al Tecnopolo era già finita nel mirino delle opposizioni perché – come aveva denunciato il gruppo consiliare del M5s – i locali sono di proprietà di Ghg, azienda privata che aveva affittato gli spazi a Stu Reggiane che a sua volta ha subaffittato a Silk-Faw. "A seguito di accesso agli atti – rilancia la consigliera pentastellata Paola Soragni – parrebbe anche che Silk-Faw avrebbe un debito di circa 45mila euro con Stu, partecipata al 100% dal nostro Comune, e che per far fronte a tale debito si sarebbe trovato un accordo per ritenere da parte di Stu i beni mobili all’interno dei locali affittati da SilK Faw, che guarda caso, hanno pari valore del debito. Stu si riterrebbe così soddisfatta di ogni credito vantato verso l’azienda. Peccato che alla richiesta di inventario dei beni ad oggi, trascorsi oltre 40 giorni, non è stata fornita alcuna risposta se non l’indicazione di una cifra sommaria. Attendiamo la stima dei beni mobili presenti nei locali affittati...".

Inoltre il M5s commenta anche la notizia dei 19 milioni di euro di debiti complessivi (di cui 16 verso i fornitori) di Silk-Faw, la quale ha presentato una richiesta di composizione della crisi al tribunale fallimentare di Reggio. "L’azienda dice che è colpa del contesto geopolitico che ha minato il progetto. Ma si sono minati da soli... Si fatica a condividere le ragioni, soprattutto in una Emilia dove l’economia era invece fondata su un sano e profondo senso del lavoro e della sua dignità, dove ogni lira era frutto di sudore. Il passo lungo come la gamba, ci insegnavano i nostri nonni".

dan. p.