Reggio Emilia, 25 gennaio 2016 - «Se i miei zii avessero piegato la schiena, e con loro tanti altri, l'Italia non sarebbe libera e loro sarebbero ancora vivi. Io sono di quella pasta: la schiena non la piego se di mezzo c'è la mia dignità, dei miei familiari e dell'Istituzione che rappresento per tutti i reggiani». Queste le parole del sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi, per ribattere alle accuse di scarsa trasparenza sull'acquisto della sua casa di famiglia: abitazione acquistata da un imprenditore finito agli arresti nel corso dell'inchiesta Aemilia.
«Lo scontro politico di questi giorni - ha aggiunto - dà come risultato l'indebolimento della risposta istituzionale, i mafiosi stappano lo spumante nel vederci litigare. Il contrasto alla criminalità organizzata - ha aggiunto Vecchi - non è esclusiva di qualcuno, né del Centrosinistra né del Movimento 5 Stelle o di Forza Italia, ma è esclusiva degli onesti contro i criminali». E ancora: «Mi si chiede se 'sapevo o non sapevo'. Certo ho letto gli esiti dell'inchiesta Aemilia, migliaia di pagine. Non ho colto il nome dell'imprenditore, fra i 250 indagati. Comprata l'abitazione, con un atto regolare e con un prezzo congruo, la casa è stata in me derubricata nel momento in cui si è chiuso l'accordo davanti al notaio».