Intervista a Scalzulli: "Il 'sistema Catasto' determinante per l’equilibrio politico"

Intervista all’ex dirigente Potito Scalzulli: «Attaccato per il mio lavoro»

L’ex dirigente del catasto Potito Scalzulli

L’ex dirigente del catasto Potito Scalzulli

Reggio Emilia, 1 maggio 2016 - «Volevo solo fare il mio lavoro nel modo migliore nell’interesse dell’ente pubblico che dirigevo. Evidentemente questo ha dato fastidio ad altri interessi e io sono stato vittima di un vero e proprio attacco su più fronti. Del resto mi dissero chiaramente che il ‘sistema Catasto’ era determinante per l’equilibrio politico locale».

Potito Scalzulli, ex dirigente del Catasto di Reggio, foggiano di origine, ora residente a Forlì, ha presentato un esposto, integrandolo più volte con ulteriori elementi, sia alla procura reggiana, sia alla Direzione distrettuale antimafia.

Cosa le è successo?

«Io sono stato incaricato di dirigere l’Agenzia del Territorio dal primo marzo del 2009, esperienza poi chiusa nel giugno 2012. Ho trovato un ambiente di lavoro del tutto particolare, più simile a un ufficio del sud che non del nord».

Cosa intende di preciso?

«C’era una totale assenza di unitarietà di intente nel personale che era ripartito per correnti formate per affinità e provenienza geografica (soprattutto di Cutro) piuttosto che per analogia di mansione o compiti da svolgere».

Beh questo elemento territoriale di per sé non ha particolare significato.

«Lo assume nel momento che quelle correnti erano solite svolgere per prassi consolidata svariate attività e pratiche d’ufficio in totale autonomia, senza che venissero eseguiti controlli se non di facciata».

In pratica?

«Non c’era trasmissione telematica di atti, che avrebbe reso più trasparenti le pratiche. C’era un contatto diretto con i professionisti. E non c’erano figure che svolgessero la funzione di caporeparto, quindi non c’erano controlli».

Lei cosa ha cercato di modificare?

«Prima di tutto ho cercato di rendere più trasparente e corretto il rapporto di comunicazione tra dipendenti e professionisti, introducendo l’invio telematico degli atti e riorganizzando gli spazi di front-office e back-office in modo che i contatti diretti venissero ridotti al minimo».

Perché era importante ridurli?

«Per evitare tentativi di corruzione. Se la procedura passa attraverso canali tracciabili in qualsiasi momento è molto più difficile agire in modo illegittimo».

Che altre ‘novità’ ha introdotto?

«La nomina dei capireparto sulla base della competenze. Inoltre ho verificato i costi di gestione della sede del Catasto in viale Regina Elena. Ho dato esecuzione a uno studio di fattibilità per spostarla in una palazzo demaniale di via Emilia Santo Stefano, per far risparmiare i soldi dell’affitto che l’Ente paga per l’attuale sede».

E come sono stati accolti questi cambiamenti?

«Male. Sono stato sottoposto a vessazioni da parte di un gruppo organizzato di pubblici dipendenti del mio ufficio che ritengo abbiano legami inquietanti, di cui ho parlato alle procure. Sono stato anche oggetto di lettere anonime diffamatorie che mettevano in dubbio la mia correttezza».

Ha avuto sostegno dai suoi vertici?

«Le mie richieste d’auto ai superiori sono state totalmente ignorate e le mie iniziative di cambiamento dileggiate. Poi sono iniziati comportamenti persecutori con false accuse proprio da chi aveva il compito istituzionale di tutelarmi».

Come ha reagito?

«Presentando esposti in procura per le lettere anonime e segnalando i comportamenti vessatori. Nel tentativo di difendermi ho scoperto il sistema che si celava dietro i ‘taroccamenti’ delle rendite catastali che hanno causato un danno erariale molto pesante a Comune e Stato».

Lei ha denunciato?

«Certamente facendo nomi e cognomi, fornendo tutti gli atti in originale. Questo, però, ha aumentato l’ostilità nei miei confronti».

Che ruolo ha la politica nel ‘caso Catasto’?

«Sicuramente non c’è stata una pressione di natura politica contro di me. Posso invece dire dell’esistenza di un interesse politico sul Catasto: ne sono stato testimone diretto nel corso di reiterati incontri con politici locali anche di livello nazionale».

Ci racconti...

«All’inizio del mio incarico sono stato presentato all’amministrazione comunale proprio durante la campagna elettorale e chi mi presentò assicurò che il rapporto di collaborazione tra i due enti sarebbe rimasto immutato. Che letta col senno di poi... Successivamente, ho avuto diversi contatti con un altro politico a cui avevo chiesto sostegno per fare chiarezza sui ‘taroccamenti’ delle rendite».

Cosa le rispose?

«In modo molto netto e senza mezzi termini, mi disse che non era possibile alcun intervento al riguardo perché il consenso legato alla tenuta del ‘sistema Catasto’ era determinante per l’equilibrio politico locale».