Sos ospedale: manca personale "Infermieri in lacrime a 50 anni Se non assumete qui non si vive"

Cgil, Cisl e Uil si sono riunite ieri mattina davanti al Santa Maria Nuova. Circa cento manifestanti. L’allarme dei sindacati: "Al pronto soccorso hanno chiesto il trasferimento 35 sanitari su 70".

Sos ospedale: manca personale  "Infermieri in lacrime a 50 anni  Se non assumete qui non si vive"

Sos ospedale: manca personale "Infermieri in lacrime a 50 anni Se non assumete qui non si vive"

"Per il paziente un passo in più si fa sempre, ma questa situazione non può reggere". Lo dice Antonio Ciccone, operatore sociosanitario del pronto soccorso, e insieme a lui e agli Oss lo dicono anche gli infermieri e il personale tecnico e amministrativo degli ospedali di tutta l’Emilia-Romagna. Cgil, Cisl e Uil regionali hanno unito le categorie in una grande manifestazione coordinata, con dei presidi davanti agli ospedali dalle 10 alle 12 per chiedere nuove assunzioni nel comparto sanitario: "Non siamo ascoltati - si legge nel comunicato-. Urgono la completa sostituzione del personale pensionato e dimissionario e il rinnovo dei tempi determinati. Al contrario, da mesi le Ausl su indicazione della Regione preferiscono risparmiare. L’Emilia-Romagna sbandiera 7300 assunzioni dal 2018 ad oggi ma la verità è che, dopo 15 anni di tagli, quelle persone sono ’toppe’". Per protestare ieri mattina si sono riunite davanti al Santa Maria circa 100 persone.

Alberto Ansaloni, responsabile sindacale per la Cisl, ha alcuni numeri: "Qui lavorano 5700 persone che non riescono a esaurire le ferie, con straordinari non pagati. Il 70% sono donne e la carenza di personale fa sì che le richieste di part-time non possano essere accolte: le mancanze hanno anche importanti impatti sociali". Lui è un impiegato amministrativo: "L’anno scorso nel mio settore sono state assunte otto persone, mentre nel concorso precedente (per due anni) 150. Per gli operatori sanitari la graduatoria è uscita ma non stanno chiamando e a breve ci sarà anche da assumere il personale estivo, per coprire i dipendenti in ferie".

Luana Congiu, delegata Cgil, segue i lavoratori: "Sempre più spesso ci chiedono aiuto non per cambiare lavoro ma per licenziarsi: se ne vogliono proprio andare, anche se non hanno altre soluzioni. Piuttosto che rischiare di ammalarsi, preferiscono la disoccupazione". Ieri mattina una storia particolarmente triste: "Mi ha chiamato un infermiere che abita a Parma ed è stato mandato in mobilità nel pronto soccorso di Reggio, prima lavorava a Fidenza. Un uomo di 50 anni, era in lacrime: dice che la situazione è invivibile, mi ha pregato di aiutarlo a tornare dov’era".

L’Oss Antonio Ciccone conosce bene quel reparto: "Il pronto soccorso soprattutto dopo la pandemia è esploso: prima avevamo una media di 150 accessi al giorno, oggi sono 250300. Ci sono cinque medici al mattino e altrettanti al pomeriggio, con nove infermieri e due Oss. Non pretendiamo 25 infermieri ma questo sistema non può reggere. Non a caso molti medici se ne vogliono andare e stanno prendendo specializzazioni in medicina generale. Su 70 infermieri del pronto soccorso, 35 hanno chiesto il trasferimento. Così davvero non si può andare avanti". Donato Nicolò, infermiere in pediatria, spiega: "La medicina territoriale non funziona più, questo fa sì che in ospedale e pronto soccorso arrivi molta più gente di quanta dovrebbe. Nel mio reparto siamo tre infermieri per 24 posti letto e non riusciamo a coprire ferie o malattie: siamo proprio al limite". Il comunicato sostiene che per la riorganizzazione della sanità territoriale prevista nel 2022 la Regione dovrebbe assumere circa 4.000 infermieri e un migliaio di Oss, oltre a impiegati, psicologi e fisioterapisti.

Franco Lotti è un Oss di chirurgia: "Il personale è poco, abbiamo due sale operatorie ma pur sacrificandoci è difficile farle funzionare entrambe. Questo costringe a spostamenti molto scomodi, per esempio i degenti di oculistica per operarsi devono attraversare due piani".

C’era anche Fabrizio Aguzzoli, consigliere comunale di Coalizione civica che fino a un anno e mezzo fa lavorava proprio come chirurgo: "Manco da un anno e mezzo ma sento ancora dai colleghi oltre che dai cittadini una diffusa preoccupazione. Paghiamo scelte più alte, a livello nazionale. Speriamo solo che chi dovrà rimodularle non sia lo stesso che, fino adesso, le ha sbagliate tutte".

Ieri Cgil, Cisl e Uil hanno incontrato l’assessore regionale alla sanità Raffaele Donini e oggi in una conferenza diranno come è andata: "Senza risposte vere, valuteremo come proseguire la mobilitazione", dicono.

Tommaso Vezzani