Omicidio Reggio Emilia, il nipote di Pedrazzini: "Sospetti fin da subito"

Flavio Corsini, nipote del 77enne, è uno di quelli che ha sporto denuncia: "Mi hanno impedito ogni forma di contatto con mio zio"

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Il sindaco di Toano, Vincenzo Volpi, si definisce «sconvolto e rattristato» per la morte di Giuseppe Pedrazzini, toanese doc e conosciuto da tutti in paese

A mettere in movimento i carabinieri di Toano, già insospettiti dagli amici della partita a carte di Giuseppe Pedrazzini, è stato il nipote Flavio Corsini, allarmato dal fatto di non poter vedere lo zio Giuseppe e di non trovare, dalla parte dei familiari (moglie, figlia e genero) adeguate risposte, ma solo diniego e prepotenza ingiustificata, considerato il rapporto basato sul grado parentale. "Io ho avuto sospetti in più occasione e le denunce le ho fatte apertamente, considerato il loro comportamento arrogante, impedendo ogni forma di contatto con lo zio, solo adesso si sono capite le ragioni della loro segretezza. Non lo facevano per proteggere lo zio, ma loro stessi". Così il nipote, profondamente addolorato per quello che è accaduto allo zio Beppe, morto, chissà quando e come, infondo al pozzo accanto alla loro abitazione di Cerrè Marabino (Toano). Di fronte ad un fatto inedito e disumano come quello di Cerrè Marabino, non solo la comunità di Toano, ma l’intera montagna è rimasta sconvolta, perché non ha mai vissuto una tragedia così crudele e insensata come quella.

Sconvolto il sindaco di Toano, Vincenzo Volpi, di professione insegnante, il quale oltretutto era amico di Beppe Pedrazzini. "Era un po’ che non lo vedevo, prima lo incontravo spesso in paese, sempre sorridente e cordiale con tutti. Beppe si era trasferito con la moglie e Cerrè Marabino nel ‘palazzo’ dove abitava la figlia con il genero e il nipotino, però lui era di Toano e quindi li incontravamo spesso in paese. Quest’epilogo mi ha sorpreso e sconvolto, mi sembrava l’uomo più tranquillo di questo mondo. Aveva lavorato tanti anni presso una cooperativa agricola sociale e dopo che era andato in pensione, ha continuato a lavorare con un suo amico: col trattore facevano legna nei boschi e lavori utili alla comunità. La giustizia andrà avanti, Beppe non meritava questa fine". Ieri pomeriggio è giunta anche a Cerrè Marabino la notizia dell’arresto delle tre persone coinvolte nella vicenda e i pochi abitanti del borgo, che hanno assistito al recupero della salma di Beppe, hanno osservato con tristezza le recinzioni dei luoghi poste dai carabinieri.

s.b.