Sparatoria, fermato 28enne. Caccia al complice

I carabinieri lo hanno identificato grazie a una denuncia fittizia dell’auto presentata dalla fidanzata. Il giovane ha confessato tutto

Migration

di Daniele Petrone

Ha tentato di depistare gli investigatori, facendo denunciare alla fidanzata il finto furto dell’auto con la quale è stata compiuta la rapina. Un piano però andato in fumo quello di Salvatore Rizzo, 28enne pregiudicato residente a Sassuolo, nel modenese, fermato con l’accusa di aver rapinato e sparato al 53enne benzinaio Achille Molinaro, la sera del 12 settembre scorso alla Veggia di Casalgrande, dove era intento a depositare l’incasso allo sportello bancomat.

A distanza di una settimana, la svolta, anche se all’appello manca ancora il complice alla guida dell’auto con la quale poi sono scappati col bottino (circa 3.500 euro, sottratti al benzinaio). Ma intanto uno dei responsabili è stato preso. Il giovane è stato identificato fra venerdì notte e sabato. E ora si trova detenuto nella casa circondariale La Pulce. In un primo momento non ha collaborato, poi ha ammesso tutto dopo che è stato disposto il provvedimento di fermo. Indicando pure agli inquirenti dove avesse nascosto la pistola, una calibro 6,35, all’interno di una buca scavata nel terreno vicino alla sua abitazione, assieme alla felpa indossata durante il colpo. In casa sua, i carabinieri hanno trovato anche due etti di marijuana (i magistrati pensano che la rapina sia proprio inserito nel contesto del traffico di droga, probabilmente per una necessità di reperire denaro al fine di sanare un debito) facendo scattare anche l’accusa di detenzione ai fini di spaccio. Che si aggiunge alle contestazioni più pesanti. Come il tentato omicidio aggravato (ipotesi poi riqualificata in lesioni gravissime dal gip Andrea Rat – che ha convalidato la misura di custodia cautelare in carcere – col 28enne che ha reso dichiarazioni spontanee in aula, difeso dall’avvocato Andrea Mazzacani, sostenendo di "non voler sparare" e neppure di "avere l’intenzione di ledere la vittima"). E poi rapina aggravata, detenzione e porto illegale di munizioni nonché di simulazione di reato. E proprio da quest’ultima ipotesi che – come illustrato ieri in conferenza stampa al comando provinciale dell’Arma, alla presenza del colonnello Andrea Milani – i militari del nucleo investigativo, del reparto operativo e radiomobile della Compagnia di Reggio diretto dal capitano Lucrezia Limodio, con l’aiuto dei colleghi della stazione di Casalgrande, della tenenza di Scandiano e della compagnia di Sassuolo, sono arrivati alla svolta nelle indagini coordinate dal procuratore capo Calogero Gaetano Paci e dalla pm Piera Cristina Giannusa.

Si è arrivati infatti all’uomo grazie alla fidanzata di quest’ultimo, una 26enne residente nel comprensorio ceramico, indagata in stato di libertà per favoreggiamento. La ragazza aveva infatti inscenato il furto della Lancia Y bianca, denunciato ai carabinieri stessi. Ma il nervosismo mostrato in caserma l’avrebbe tradita. Veicolo che era stato abbandonato nella zona delle Terme della Salvarola (Sassuolo), nel quale è stato rinvenuto anche un bossolo riconducibile poi all’arma dopo gli accertamenti balistici così come gli altri tre bossoli rinvenuti, dei quali due sulla scena del crimine e uno rimosso dal ginocchio della vittima.

Intanto le indagini continuano. "Ci sono elementi correlati con la rapina in tabaccheria, sempre alla Veggia, del 25 agosto scorso. Potrebbe esserci la stessa mano", ha spiegato il procuratore Paci.