Reggio Emilia, spari alle pizzerie. "La matrice delle estorsioni è mafiosa"

Si aggrava la posizione dei tre fratelli Amato, raggiunti da una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere

Cadelbosco Sopra, spari contro la pizzeria 'La Perla'

Cadelbosco Sopra, spari contro la pizzeria 'La Perla'

Reggio Emilia, 28 agosto 2019 - Si aggrava la posizione dei tre fratelli Amato (Cosimo di 20 anni, Mario di 29 e Michele di 22), raggiunti da una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa su richiesta della Dda di Bologna. I tre tennero sotto tensione per due settimane ristoratori e pizzaioli di Reggio Emilia e provincia con richieste estorsive (foto) precedute da biglietti minacciosi e seguite da colpi di pistola all’indirizzo delle attività commerciali. 

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Sono figli di Francesco Amato, 55 anni, condannato per mafia nel processo Aemilia, che nel mese di novembre dell'anno scorso per circa 10 ore aveva creato forte apprensione asserragliandosi all'interno dell'ufficio postale di Pieve, a Reggio Emilia, con cinque ostaggi per poi essere arrestato dai carabinieri.

PIZZO_36907263_134732 Per gli investigatori, infatti, la matrice delle estorsioni ai danni di ristoranti e pizzerie è mafiosa. Tra gli episodi ricostruiti dagli investigatori vi è quanto accaduto la notte tra il 31 gennaio e il primo febbraio, quando sono stati sparati sei colpi di pistola contro la porta a vetri della pizzeria La Perla a Cadelbosco Sopra.

Un secondo episodio riguarda i cinque colpi d'arma da fuoco contro l'ampia vetrata della pizzeria Piedigrotta 3 in via Emilia Ospizio la notte tra il 6 e il 7 febbraio, oltre agli avvertimenti con tanto di pizzino attaccati alla porta (in analogia a quanto avvenuto per la Perla e il Piedigrotta 3) e ad altre due pizzerie sempre Reggio Emilia, Piedigrotta 2 e Paprika.

Si ricorda all’epoca del loro fermo, avvenuto a febbraio scorso, i carabinieri reggiani a seguito delle perquisizioni a carico degli indagati avevano sequestrato l’auto e la moto usate in occasione degli atti intimidatori, vestiti e soprattutto una macchina da scrivere ritenuta essere il mezzo con il quale sono stati approntati i “pizzini”.