Sparito da mesi, trovato morto in un pozzo

Gli amici da tempo cercavano, inutilmente, Giuseppe Pedrazzini. Ieri individuato un cadavere e si sospetta che si tratti di omicidio

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TOANO

di Nicola Bonafini

Sparito da due mesi. Forse di più. Forse, caduto, oppure buttato dentro a un pozzo vicino a casa. Comunque sia, è una brutta storia. In cui c’è un uomo che ha perso la vita. In modo accidentale? Voluto? Starà ai carabinieri del Comando provinciale di Reggio coordinati dal sostituto procuratore Piera Cristina Giannusa a dover fare piena luce sull’ennesimo giallo che tormenta la provincia reggiana.

Di Giuseppe Pedrazzini, 78 anni, nativo di Toano e residente a Cerrè Marabino, una frazione dal sapore di borgo antico, si sono perse le tracce da due mesi, probabilmente anche di più.

L’uomo, che abita in una casa riparata sul ciglio di una breve salita, al centro di un bosco, non dava più notizie da molto tempo. Così, all’ennesima risposta ‘poco convincente’ dei famigliari di Pedrazzini, ecco che arriva la segnalazione ufficiale alle forze dell’ordine. Si mette in moto la macchina delle ricerche. Lunedì, in modo ‘soft’, i carabinieri si presentano in via Martiri della Resistenza a Cerrè Marabino. Rimangono lì e perlustrano la zona. Ma il clou è tra martedì e mercoledì. E’ qui che l’intera macchina delle forze dell’ordine entra a pieno regime. Vengono mobilitate le unità cinofile, oltre a tutto il personale con gli uomini dei nuclei Operativo e Investigativo dei militari reggiani. Viene battuta l’intera area circostante la casa di Pedrazzini. Non solo, la Procura, nella persona del pm Giannusa, opta per il sequestro preventivo della casa che Pedrazzini abitava con la moglie, la figlia ed il marito di lei. I tre martedì, da quanto emerge, sono stati tutti sentiti dalle forze dell’ordine. Si arriva a ieri, quando, gli eventi assumono una brusca accelerata. Nel primissimo pomeriggio la Procura dirama un comunicato a tutti i media in cui comunica ufficialmente la scomparsa del 78enne e chiede a chiunque avesse notizie su Pedrazzini, di informare i carabinieri. “Ogni ipotesi è aperta”, fanno sapere del Comando provinciale.

Quasi contemporaneamente all’appello degli investigatori, trapela il ‘rumor’ che i cani molecolari abbiano fiutato una traccia consistente in un pozzo vicino all’abitazione del signor Pedrazzini. Un pozzo coperto da una pesante lastra di metallo, coperto da un cancello con uno sportello (così è stato descritto da chi conosce il posto). Il cane insiste. Con ragione, visto che ad una profondità di 4, 5 metri, viene scorta la presenza di un cadavere. Sul posto sono presenti il pm Giannusa, il Maggiore Pallante, capo del Nucleo Investigaivo, e il colonnello Stefano Bove del Comando provinciale dei carabinieri. Le operazioni di recupero sono lunghe e laboriose e si sono protratte fino a notte fonda. Alle 19.50 di ieri, sono infatti arrivati i sommozzatori dei Vigili del Fuoco – perché è probabile che il pozzo risulti con dell’acqua all’interno – ma si è atteso un carro attrezzi speciale in grado di spostare la lastra che copre il pozzo.

Solo oggi si saprà se quel corpo sia effettivamente quello di Giuseppe Pedrazzini, anche se tutto punta in quella direzione. Da lì in poi inizia la ‘vera partita’. Quella del capire se quella morte sia il frutto di un atto accidentale o voluto da terzi. Allo stato, l’ipotesi dell’omicidio è quella più accreditata; e al centro dell’indagine ci sono proprio i famigliari di Pedrazzini, anche se, va detto, che al momento in Procura il fascicolo è aperto contro ignoti. Il giallo ha ancora pagine da essere riempite.